QUANDO I SOCIAL INFLUENZANO IL CORPO: RIFLESSIONI PER LA XIV GIORNATA DEL FIOCCHETTO LILLA
Negli ultimi anni i social network sono diventati una presenza costante nella vita degli adolescenti e dei giovani adulti influenzando profondamente la percezione del corpo e i comportamenti alimentari. La loro diffusione ha generato un ambiente in cui l’immagine corporea ideale viene continuamente ridefinita e promossa attraverso contenuti visivi altamente filtrati e spesso irrealistici. In particolare le piattaforme basate sull’immagine, come Instagram e TikTok, amplificano la diffusione di standard estetici irraggiungibili, spingendo molti giovani ad un confronto costante con corpi perfetti e scolpiti, che nella maggior parte dei casi sono il risultato di filtri e manipolazioni digitali (Bajaña Marín & García, 2023). Questo fenomeno ha portato a un aumento dell’insoddisfazione corporea, un abbassamento dell’autostima e una conseguente adozione di comportamenti disadattivi volti alla modifica del corpo, come il controllo ossessivo del peso, diete estreme e iperattività fisica (Frieiro et al. 2022; dos Santos et al., 2023).
L’effetto negativo dei social network è aumentato particolarmente durante la pandemia da COVID-19. Uno studio condotto in Italia da Vaccaro e colleghi (2021) ha mostrato un forte incremento dell’uso dei social media durante il lockdown, accompagnato da un aumento del 40,9% di nuovi casi di disturbi alimentari trattati dai Servizi Sanitari Nazionali. Durante il lockdown, infatti, molte persone hanno cercato rifugio nelle piattaforme digitali, assorbendo senza filtri, messaggi che hanno ulteriormente aggravato la percezione negativa del proprio corpo.
Il Centro CPF-FIDA, in occasione della XIV Giornata del Fiocchetto Lilla, ha posto delle domande ad alcune figure di rilievo dello scenario divulgativo rispetto ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (DNA): Stefano Tavilla promotore della Giornata del Fiocchetto Lilla e Luna Pagnin biologa nutrizionista e content creator. In particolare è stato preso in considerazione il modo in cui l’utilizzo dei social network può influire sullo sviluppo e sul mantenimento dei DNA.
Rispetto al ruolo dei social media nel favorire la diffusione dei DNA, Luna Pagnin parla di “romanticizzazione”, riferendosi alla diffusa spettacolarizzazione di aspetti di vita che vengono narrati e mostrati sui social come modelli di lifestyle perfetti che possono avere risvolti negativi su persone già vulnerabili:
“Un’altra cosa sicuramente è la romanticizzazione di tutte queste forme di workout, di questa vita super aesthetic; quindi, canoni sempre di bellezza che sono inavvicinabili e comunque non portabili da tutti e che aumentano il senso di colpa e insicurezze. La cultura della dieta, tutte le pubblicità di prodotti magici, drenanti, i prima e dopo, e le palestre, possono aver dato un contributo perché c’è sempre questo fattore di modificare il proprio corpo per poter andare bene. Quindi, facendo leva su tutte queste insicurezze, le persone che magari hanno già un forte vissuto di inadeguatezza, derivante da famiglia, da amici, da relazioni e quant’altro, può essere molto tossico”.
Sui social network si diffonde sempre più la tendenza a raccontare, in modo dettagliato e spesso spettacolarizzato, la propria esperienza con i disturbi alimentari. Influencer e creator condividono momenti di vita reale, dai ricoveri alle sfide con i cibi trigger, fino alla quotidiana convivenza con la malattia, attraverso contenuti che, come diari digitali, descrivono sintomi, cure (o auto cure) e vari aspetti di questa complessa realtà, che vengono esposti per ottenere sempre più approvazione e seguito.
“Va detto anche che la non conoscenza di tutto quello che si cela dietro al lavoro di un Content Creator, che mostra sempre una vita perfetta, può aggiungere delle insicurezze nella propria, quando non si vive serenamente. Ovviamente viene sempre osannato il corpo magro e quindi non viene portata avanti la diversità dei corpi e anche soprattutto l’importanza di concepire la salute a 360°”, aggiunge la Dottoressa Pagnin.
Tale aspetto è stato ampiamente trattato da Maruska Albertazzi nell’articolo pubblicato su “La Ragione”, intitolato “Drammi e cannibalismo social”. La giornalista porta una riflessione alla luce di recenti eventi riguardanti la storia di una donna che per giorni e giorni si collega in diretta ad un social media per raccontare di una giovane ragazza gravemente malata di DNA, avanzando ipotesi diagnostiche, gravi accuse di incompetenze genitoriali e diffondendo informazioni sensibili, fino a raccogliere una comunità di followers che partecipa in ogni momento al triste racconto. L’intento è morboso e non divulgativo, una rincorsa ad avere un accesso sempre più intimo che contribuisce alla creazione di un voyeurismo della sofferenza.
Social network: oltre ai rischi anche una possibile risorsa?
I social media hanno il potenziale per essere un potente strumento di cambiamento nella percezione del corpo e nella sensibilizzazione sui disturbi alimentari. A tal proposito, la body positivity online (BoPo), movimento nato per contrastare gli ideali estetici irrealistici e promuovere l’accettazione di sé, sta contribuendo a ridefinire i modelli estetici e a promuovere una cultura dell’accettazione (Cohen et al., 2021).
Secondo Stein e colleghi (2023), l’esposizione ai contenuti body positive sui social media può ampliare gli ideali di bellezza, includendo una gamma più diversificata di tipologie corporee. Questo cambiamento rispetto ai media tradizionali, che hanno contribuito in modo determinante a diffondere un modello di bellezza basato sulla magrezza e ad alimentare l’insoddisfazione corporea, non si limita a una semplice ridefinizione estetica, ma ha anche un impatto positivo sul benessere psicologico degli utenti.
Affinché i social siano davvero una risorsa nella lotta ai disturbi alimentari è necessario superare le narrazioni stereotipate che ancora oggi dominano l’informazione online. La dottoressa Pagnin evidenzia come la rappresentazione mediatica dei DNA sia spesso limitata a un’unica immagine – quella della persona che si guarda allo specchio e si vede in modo distorto – e a un’unica patologia, l’anoressia:
“Ad oggi, purtroppo, quando si va su Internet e si cerca ‘disturbi alimentari’ viene fuori la solita foto di una persona che si guarda allo specchio e si vede in tutt’altra maniera. Però viene portata soltanto la narrazione (adesso molto meno) del disturbo del comportamento alimentare legato all’anoressia, senza tenere conto che non è legato a un peso, a un genere, a nulla di tutto questo, ma a tantissimi altri fattori. Addirittura, il peso non è neanche uno dei fattori determinanti per un disturbo del comportamento alimentare, poiché quest’ultimo si può non vedere da fuori.”
Questa riflessione evidenzia una problematica chiave: i disturbi alimentari non si manifestano tutti allo stesso modo e non possono essere ridotti a un unico modello. Per questo motivo, la sensibilizzazione sui social dovrebbe mirare a raccontare testimonianze differenti, sottolineando che non esiste una storia universale, ma una molteplicità di esperienze che meritano di essere riconosciute.
Tavilla: “Credo che in questo contesto storico […] i social possano essere un megafono di istanze di rivendicazione. Allo stesso tempo, la sensibilizzazione può essere utile se fatta correttamente, affinché chi ha bisogno chieda aiuto e affinché quell’aiuto venga recepito nella maniera più rapida possibile.”
Relativamente a questo tema, Luna Pagnin, in qualità di content creator, si impegna attivamente per una narrazione più inclusiva, slegata dagli stereotipi e dai pregiudizi che spesso accompagnano questi disturbi:
“Io mi impegno come content creator a raccontare cibo, corpo e peso, e qualsiasi pensiero che può essere legato ai disturbi del comportamento alimentare, in maniera inclusiva. Soprattutto cerco di slegare il valore morale che viene dato al cibo, al corpo e a tutto il resto, sperando di poter avere sempre più persone che si approcciano a questo genere di cose.”
A seguito di queste affermazioni diviene fondamentale costruire un discorso più consapevole sui disturbi alimentari, che non si limiti a una rappresentazione visiva del problema, ma che ne prenda in considerazione il loro impatto psicologico e sociale.
Dunque, se utilizzati in modo consapevole, i social possono trasformarsi da fattore di rischio a risorsa utile per la sensibilizzazione e il supporto reciproco.
Considerazioni finali
L’influenza dei social network sui disturbi alimentari è un fenomeno complesso e multifattoriale. Se da un lato essi contribuiscono alla diffusione di modelli estetici irrealistici e alla crescita dell’insoddisfazione corporea, dall’altro possono essere utilizzati per promuovere il benessere e la consapevolezza (Bajaña Marín & García, 2023; Faccio et al., 2023). La sfida consiste nel trovare un equilibrio tra questi due aspetti, attraverso interventi educativi e strategie di prevenzione che rendano i social uno strumento di supporto e di crescita personale.
La Giornata del Fiocchetto Lilla, come iniziativa di prevenzione primaria, deve rappresentare un’occasione di sensibilizzazione che ha come obiettivo quello di sentirsi più uniti nell’affrontare quegli aspetti e quelle dinamiche che contribuiscono all’insorgenza e/o al mantenimento dei DNA.
BIBLIOGRAFIA
Albertazzi, M. (2025, 17 Gennaio). “Drammi e cannibalismo social”. La Ragione, pag. 9.
Bajaña Marín, S., & García, A. M. (2023). Uso de redes sociales y factores de riesgo para el desarrollo de trastornos relacionados con la alimentación en España: una revisión sistemática. Aten. prim.(Barc., Ed. impr.), 102708-102708.
Cohen, R., Newton-John, T., & Slater, A. (2021). The case for body positivity on social media: Perspectives on current advances and future directions. Journal of health psychology, 26(13), 2365-2373.
dos Santos, B. S., Fernandes, N. D. V., & Masquio, D. C. L. (2023). Redes sociais e insatisfação com a imagem corporal em estudantes da área da saúde. O Mundo da Saúde, 47.
Faccio, E., Reggiani, M., Rocelli, M., & Cipolletta, S. (2024). Issues Related to the Use of Visual Social Networks and Perceived Usefulness of Social Media Literacy During the Recovery Phase: Qualitative Research Among Girls With Eating Disorders. Journal of Medical Internet Research, 26, e53334.
Frieiro, P., González‐Rodríguez, R., & Domínguez‐Alonso, J. (2022). Self‐esteem and socialisation in social networks as determinants in adolescents’ eating disorders. Health & Social Care in the Community, 30(6), e4416-e4424.
Stein, J. P., Scheufen, S., & Appel, M. (2023). Recognizing the beauty in diversity: Exposure to body-positive content on social media broadens women’s concept of ideal body weight. Journal of Experimental Psychology: General.
Vaccaro, C. M., Guarino, G., Conte, D., Ferrara, E., Ragione, L. D., & Bracale, R. (2021). Social networks and eating disorders during the Covid-19 pandemic. Open Medicine, 16(1), 1170-1174.