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XIII Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla

“Un corpo, per pensarlo, bisogna sentirlo”. 

🎗️Il 15 marzo è la XIII Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (DNA). Come Centro GAPP – FIDA, il nostro sguardo su queste psicopatologie complesse non può che essere quello dell’integrazione. Il nostro intervento, orientato in particolare a preadolescenti e adolescenti, deve prevedere percorsi clinici multidimensionali, grazie al coinvolgimento di differenti figure professionali e ad una pluralità di strumenti. 

Così, alla psicoterapia individuale si possono affiancare la presa in carico medico-nutrizionale, i gruppi di parola, proposte laboratoriali espressivo-creative e di movimento che mettono al centro tanto il corpo quanto la parola, tanto la dimensione individuale quanto quella gruppale. Sono spazi di cura plurali, che dialogano tra loro, rendendo più compatto e integrato l’intervento. Nella clinica emergono alcuni aspetti rilevanti di questa integrazione.

IL GRUPPO E LA MOLTEPLICITÀ DEL SETTING

➡️ attivano maggiormente preadolescenti e adolescenti, che si confrontano con lo sguardo dell’altro e portano in terapia più contenuti rispetto al singolo percorso individuale;

➡️ offrono la possibilità di comunicare il malessere e condividere le proprie fragilità, anche proiettando parti di sé in narrazioni creative, stimolate dalla partecipazione al laboratorio stesso, mediante la socializzazione e il rispecchiamento tra i pari, potenti strumenti per raggiungere il cambiamento.

Nel gruppo ci si può “esprimere creando” e “muovere pensando”, portando a ulteriori movimenti, trasformativi ed evolutivi, del singolo utente.

IL CORPO

Attraverso le attività laboratoriali di movimento:

➡️ si può scoprire che il proprio corpo, che ha fatto esperienza di fatiche, sguardi e giudizi, può trovare una propria comodità, una propria zona di comfort e uno spazio sicuro. Il corpo può essere accolto nelle sue risorse e non solo attaccato o percepito nei suoi limiti e nelle proiezioni mortifere e svalutanti caratteristiche dei DNA, introducendo un dinamismo a più livelli nel lavoro psicologico;

➡️ aumenta la capacità di riconoscere il rapporto tra la sofferenza mentale e il cibo; viceversa, diminuiscono i meccanismi difensivi di scissione fra parti di sé sentite come non comunicanti.

Il corpo visto, nominato e riconosciuto può allora entrare a pieno titolo nelle sedute di terapia, non unicamente come simbolo ma anche come elemento di realtà, verso il quale è possibile avere uno sguardo compassionevole.

L’immagine scelta è un’installazione dell’artista Alessia Rizzo @rizlaleee.

🎯 #coloriamocidililla per combattere lo stigma nei confronti dei DNA, per accogliere disagio e sofferenza, per offrire accesso a percorsi di cura rispettosi dell’interezza e dell’unicità della persona nella molteplicità delle sue manifestazioni.