Amy e Isabelle – Elizabeth Strout
Elizabeth Strout, Amy e Isabelle, traduzione di Martina Testa, Fazi editore 2010, pp. 480
Siamo a Shirley Falls, una cittadina del New England, Stati Uniti. Amy e Isabelle hanno sedici e poco più di trent’anni, sono figlia e madre, legate da un “filo nero” che può anche allungarsi, consentendo all’una e all’altra di vivere in parte la propria vita, ma mai spezzarsi. Amy frequenta il liceo, fuma di nascosto con l’amica Stacy e avverte in sé il fascino maturo del professor Robertson, supplente di matematica. Isabelle lavora come segretaria nella maggiore industria del luogo, cerca di essere efficiente e non si cura delle colleghe, ma non può impedirsi di pensare al proprio capoufficio, il distratto Avery, e insieme alla vita com’è e come avrebbe potuto essere.
Amy ed Isabelle sono divise dal troppo amore che provano l’una per l’altra, dal reciproco bisogno, dalla vita banale che conducono e dal destarsi in loro di una confusa ansia di felicità. Attorno alle loro vicende, fatte di una quotidianità densa e difficile, ma anche di un’insospettabile grazia, la città si anima e si spegne, le stagioni si susseguono modificando ogni angolo di quel piccolo mondo provinciale, e insieme gli umori e le paure di tanti altri protagonisti. Desiderate e fantasticate, le figure maschili sono al tempo stesso onnipresenti e fuggitive, assenti, prive di spessore. La soluzione, allora, sarà quella di riuscire da sole: Isabelle dovrà imparare a lasciar andare, a sopportare la separazione, scoprendo nell’amicizia femminile una rete che inviti finalmente alla confessione. Amy, dal suo canto, dovrà accettare la propria crescita, la forza serena della propria bellezza giovanile, la lontananza in cui tutti noi maturiamo.
Dott.ssa Daniela Cinelli