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LA PREVENZIONE DEI DISTURBI DELLA NUTRIZIONE E DELL’ALIMENTAZIONE

I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono in costante aumento e mutamento. Essi colpiscono, seppur in forma diversa, ragazze e ragazzi sempre più giovani. Fare prevenzione a disturbi così complessi è un compito che, soprattutto dopo la pandemia da Sars-Cov2, è diventato sempre più urgente. La prevenzione, in questo caso, non si riferisce solo alla riduzione o eliminazione dei fattori di rischio ma, soprattutto, al consolidamento dei fattori protettivi nei soggetti potenzialmente a rischio.

Per quanto riguarda i fattori di rischio, possiamo distinguere i fattori individuali (età, genere, personalità, metabolismo, ormoni ecc.), i fattori familiari (dipendenze, abusi, dinamiche relazionali ecc.) e i fattori socioculturali che necessitano di una riflessione più approfondita. I disturbi alimentari sono molto diffusi nella società occidentale, che ha standard di bellezza che idealizzano corpi magri e tonici. Questo tipo di immagine corporea rimanda all’idea di successo, disciplina, autocontrollo e salute. Tutte le altre caratteristiche, che divergono da questo ideale, sono scorrette e da abolire. La finalità della prevenzione è proprio quella di promuovere l’accettazione della diversità e un’idea di benessere che superi il giudizio estetico.

Tra i fattori di rischio bisogna considerare anche lo sport che, se per molti è un’attività da cui attingere autostima ed energia positiva, per altri diventa un mezzo attraverso cui raggiungere il corpo tonico e muscoloso perfetto.

Un altro fattore riguarda il cibo e le diverse abitudini alimentari. Negli ultimi anni, le industrie alimentari hanno proposto una così vasta diversità di cibo (senza glutine, senza lattosio, senza grassi, senza conservanti ecc), da promuovere l’idea che molti alimenti siano dannosi, causa di intolleranze e malesseri fisici di vario genere e, quindi, da eliminare dalle routine alimentari.

Questi ed altri fattori di rischio contribuiscono a creare gli scenari entro cui i soggetti fragili e vulnerabili possono trovare, nel controllo del cibo e del peso, una consolazione, il riempimento di un vuoto o una punizione per non essere all’altezza delle aspettative della società.

Fare prevenzione diventa, dunque, una lavoro centrato su diversi fattori e sviluppato su diversi piani. Deve agire a livello universale e selettivo, comportamentale e strutturale; deve raggiungere diversi target come i giovani, i genitori, gli insegnanti, i medici, le organizzazioni sportive e giovanili, la scuola, i comuni. In Italia, il compito di prevenzione è lasciato ai clinici e alle associazioni dei familiari. Solitamente, però, chi lavora e vive vicino a chi soffre, è orientato a focalizzare il problema e i fattori di rischio, senza lasciare spazio ad altri orientamenti che promuovano, ad esempio, la prevenzione a tutto campo. Questo succede in diversi Paesi del Nord Europa, dove la prevenzione è affidata a Centri altamenti formati che si occupano solo di questo. Si tratta di Centri nati negli anni 90 per la prevenzione alle dipendenze e che, poi, hanno allargato l’attività anche ai disturbi alimentari, al gioco d’azzardo e alla violenza.

Tratto da: I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: un’epidemia nascosta