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Il disturbo selettivo e restrittivo dell’alimentazione (ARFID)

Sempre più spesso capita di incontrare persone che manifestano disinteresse per il cibo o evitano determinati alimenti a causa di specifiche caratteristiche, come il colore o la consistenza. A questi comportamenti può associarsi una forte preoccupazione per le possibili conseguenze negative collegate al mangiare, quali vomito, rischio di soffocamento, dolori allo stomaco ecc. Tutte queste caratteristiche potrebbero rientrare nella definizione di ARFID, definito dal DSM 5 (American Psychiatric Association, 2013) come “ disturbo evitante restrittivo nell’assunzione di cibo”, caratterizzato da una persistente incapacità di soddisfare adeguati bisogni nutrizionali e/o energetici, che portano a conseguenze come perdita di peso, carenze nutrizionali e limitazioni nella vita sociale, scolastica o lavorativa. È importante sottolineare che, alla base delle restrizioni e degli evitamenti alimentari, non ci siano motivi riconducibili alla volontà di perdere peso o all’insoddisfazione per le forme corporee, come succede per altri disturbi alimentari.
Tale disturbo, ancora poco conosciuto, ha esordio prevalentemente nell’infanzia o nella prima adolescenza (alcuni studi indicano che i pazienti con questo disturbo tendono ad essere più giovani rispetto a quelli con anoressia nervosa e bulimia nervosa) ma, in alcuni casi, anche in età adulta. Le cause hanno una natura multifattoriale. Potrebbe trattarsi di esperienze traumatiche legate al cibo, che causano una restrizione o un evitamento dell’assunzione del cibo stesso. Thomas (2017) ipotizzò, invece, un’origine biologica, una predisposizione genetica ad anomalie nella percezione del gusto e nell’appetito. Anche il contesto sociale può avere un ruolo importante: i social permettono la diffusione di contenuti, spesso privi di fondamenta scientifiche, che sostengono l’assunzione di certi alimenti piuttosto che altri, favorendo abitudini alimentari sbagliate.
Qualsiasi sia l’origine di tali disturbi, è importante non sottovalutarne e sminuirne i segnali. Come tutti i disturbi alimentari, la cura richiede uno specifico intervento specialistico e multidisciplinare, che intervenga sulle problematiche psicofisiche ma, anche, sulle possibili comorbilità patologiche. I risultati di alcune ricerche hanno mostrato, infatti, una frequente comorbilità con i disturbi d’ansia e, in alcuni casi, con i disturbi dello spettro autistico e con il disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

Dott.ssa Giordana Macaluso


BIBLIOGRAFIA
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.) Washington, DC: American Psychiatric Association.
Thomas, J.J., Lawson, E.A., Micali, N., Misra, M., Deckersbach, T. , &. Eddy, K.T. (2017). Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder: A Three Di mensional Model of Neurobiology with Implications for Etiology and Treatment. Curr
Psychiatry Rep., 19(8), 54.
SITOGRAFIA
https://www.dottoressacarretta.it/disturbialimentari anore ssia bulimia binge cernusco/disturbi alimentari fascia pediatrica/arfid disturbo evitante restrittivo assunzione del cibo/
https://www.stateofmind.it/2021/10/arfidcause trattamento/
https://www.ipsico.it/news/arfidrestrizione evitamento cibo bambini/