Anoressica appena dimessa si butta dalla finestra di casa
Articolo pubblicato il giorno 4 Luglio 2012 su 
Ancora una vittima dell’anoressia. Questa ennesima tragedia ci invita a riflettere intorno al problema della cura dell’anoressia.
Nell’immaginario collettivo il ricovero ospedaliero è considerato spesso come l’ intervento risolutivo. In realtà, ciò che ben sanno gli operatori del settore è che l’ospedalizzazione in urgenza può presentarsi come un intervento necessario ma nient’affatto sufficiente per il trattamento di queste pazienti in fase acuta.
L’anoressia è infatti una patologia molto complessa che richiede un lungo e intensivo lavoro di cura. Una volta terminato il tempo del ricovero in ospedale, questi pazienti necessitano di un intervento specialistico in strutture intermedie (come per esempio le comunità terapeutiche) che possano prendere in carico i diversi livelli di disagio presenti in questa patologia. Non si può pensare di intervenire solo sul piano sintomatico perché la sofferenza profonda spesso nascosta dietro al disturbo alimentare ha bisogno di essere riconosciuta e accolta.
Nella cura dell’anoressia si tratta di costruire per ogni singola persona un percorso specifico, articolato in diverse fasi, dove i diversi momenti e/o luoghi di cura rappresentino parti di un unico trattamento.
Di fondamentale importanza non far coincidere il sintomo alimentare con il disagio psicologico così come un passaggio della cura con la cura stessa.
Dott. Domenico Cosenza
Dott.ssa Marialaura Ippolito