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ADOLESCENTI: IDENTITA’ WORK IN PROGRESS

L’adolescente si trova a dover affrontare importanti cambiamenti a livello fisico, emotivo e cognitivo, ma il compito evolutivo che compendia questi diversi aspetti è quello relativo alla costruzione dell’identità, ricercando un significato emotivo che colga la particolarità di ciascuno.

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Chi sono io? è uno degli interrogativi più frequenti che interessano gli adolescenti.

Preadolescenza e adolescenza si configurano come periodi di grande sensibilità rispetto al corpo. Nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado si assiste, spesso, ad un cambiamento nel comportamento di questi non più bambini e non ancora ragazzi, che molte volte appare incoerente e disorientante agli occhi dei genitori e degli adulti più in generale. Uno dei compiti di sviluppo più complessi che caratterizza questo periodo consiste nella mentalizzazione del nuovo sé corporeo, ovvero far proprio un corpo nuovo, diverso da quello dell’infanzia e difficile da riconoscere, soprattutto all’inizio. Cambiano le forme esteriori, le emozioni e contemporaneamente il modo di pensare: la costruzione della propria identità è un percorso che continua per tutta la vita ma durante l’adolescenza accelera e si fa repentino.

 

Fin da piccoli infatti si possiede un’identità personale che però è fondata principalmente sul parere e sui modelli offerti dagli adulti di riferimento. A partire dai 10-12 anni, invece, i bambini iniziano a diventare sempre più autonomi nella costruzione di se stessi a partire da criteri propri: è in questo periodo che si verifica il passaggio da un’identità completamente riflessa ad un’identità auto-riflessa, dove sono i propri giudizi ad assumere centralità.

 

L’identità in questo periodo sembra riproporre, ad un livello più complesso, gli interrogativi sull’essere maschi o femmine: le identificazioni con il proprio sesso sono molto più intense rispetto ai periodi precedenti e vengono rielaborate in una nuova versione, sia le esperienze infantili relative al sé, sia quelle degli anni scolari insieme con le identificazioni con i genitori. La distinzione, infatti, tra maschi e femmine si accentua notevolmente, supportata anche dai cambiamenti a livello biologico e corporeo: questi aspetti legati allo sviluppo sessuale si riflettono sulla costruzione del sé e dell’identità di genere.

 

L’identità di genere, ovvero il sentirsi maschio o femmina, si riferisce ad aspetti psicologici, sociali e culturali della mascolinità e femminilità ed è importante distinguerla da altri aspetti legati all’identità individuale: l’identità sessuale, che fa riferimento a quelle caratteristiche biologiche che ci permettono di identificarci come maschio o femmina, e l’orientamento sessuale, ovvero l’oggetto della propria preferenza sessuale al quale si rivolge il desiderio.

 

Nel passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza questi aspetti legati all’identità individuale (identità sessuale, di genere, orientamento sessuale e ruolo di genere) assumono una significativa rilevanza nel percorso identitario dell’adolescente, maschio o femmina che sia, e chiamano in causa il rapporto con il proprio corpo. È importante infatti che si esperisca armonia e congruenza tra la propria identità, nelle sue diverse espressioni, e il proprio corpo. Può infatti accadere che la realtà esterna del proprio corpo e la percezione soggettiva del mondo interno – ad esempio il senso della propria mascolinità o femminilità – non coincidano, generando una sensazione di estraniazione all’interno di se stessi. Questi bambini o giovani adulti che presentano identità di genere insolite, da una parte, pongono una grande sfida ai gruppi ed alle società in cui crescono e dall’altra, chiedono che si abbia rispetto e attenzione per loro.

 

In questo periodo ragazzi e ragazze diventano sempre più consapevoli di propri cambiamenti interiori ed esteriori e cominciano ad elaborare in modo cosciente i significati legati a questa trasformazione. Il corpo, profondamente cambiato rispetto a quello infantile, viene adesso riconosciuto nelle sue forme e nei suoi impulsi. Inizia la vera lotta per l’autonomia psichica che cerca conferma in una maggiore libertà di azione e di scelta, e nascono le prime relazioni sentimentali: ad un minore coinvolgimento nella relazione con i genitori, infatti, corrisponde un maggiore coinvolgimento nelle relazioni con i pari.

 

In questo percorso di consolidamento della propria identità, affatto lineare e privo di ostacoli, che ricorda i sentieri di montagna tortuosi e dal terreno difficile, la famiglia – qualunque forma essa assuma – rimane un elemento centrale: genitori e figli sono impegnati, infatti, in uno scambio reciproco dove le proprie caratteristiche influenzano, e sono a loro volta influenzate, da quelle altrui.

 

Come adulti di riferimento è importante, dunque, ascoltare e valorizzare questo particolare momento della vita, cercando di comprendere quali possano essere le difficoltà emotive che alcuni ragazzi o ragazze vivono nell’incontro con i cambiamenti fisici che caratterizzano questo periodo di crescita. Non si tratta di evitare loro esperienze difficili e problemi, ma di supportarli nell’elaborazione di questo nuovo sé e nella conquista della propria autonomia. Rispettare e supportare questa conquista significa apprezzare la loro personalità originale e unica, lasciarli liberi di crescere,  di esprimersi e al tempo stesso rappresentare un punto di riferimento stabile, un porto sicuro sempre aperto e disponibile.

Grazie al sostegno della Fondazione SociAL, attraverso il progetto Mind the Gapp mettiamo a disposizione uno spazio d’ascolto e supporto gratuito rivolto agli adolescenti e ai genitori.

 

Grazie ad AlessandriaNews per lo spazio dedicatoci sul loro quotidiano http://www.alessandrianews.it/

 

“A modo mio”: il laboratorio scolastico di gruppo del centro Gapp

Il progetto intende migliorare il metodo di studio, favorire l’acquisizione di un’autonomia nella gestione del lavoro scolastico, colmare alcune lacune nelle abilità di base ed accrescere la motivazione allo studio
ALESSANDRIA – Dal mese di marzo è stato avviato il laboratorio scolastico pomeridiano A modo mio alCentro Gapp, nato in risposta al bisogno di sviluppare l’autonomia nello studio e stimolare le potenzialità di bambini e ragazzi nell’incontro con la scuola, gli insegnanti e i genitori.

A partire da settembre 2014, alcune psicologhe del Centro Gapp si sono impegnate nel promuovereprogetti di prevenzione nelle scuole elementari e medie di Alessandria, secondo l’ottica condivisa dal Centro, che intende la prevenzione fondata sull’incontro e sul dar voce ai bambini e ragazzi rispetto alle tematiche proposte. Da queste esperienze è maturata una riflessione rispetto alla difficoltà, talvolta riscontrata, di bambini e ragazzi nel saper lavorare in gruppo potendo inoltre dare voce a pensieri e opinioni personali, quindi offrendo loro opportunità di espressione oltre il contesto scolastico in cui i risultati e la performance nello studio possono assumono un aspetto centrale

Ritenendo importante per i più giovani trovare opportunità di confrontarsi tra coetanei nel ‘fare i compiti’ e in altre attività didattiche, così come vivere l’apprendimento come un momento costruttivo e non solo un obbligo a cui attenersi, il Centro Gapp ha pensato al progetto A modo mio: uno spazio dove fare esperienza di un laboratorio di supporto scolastico gestito in gruppo da psicologhe specializzate in difficoltà d’apprendimento.

Il progetto intende migliorare il metodo di studio, favorire l’acquisizione di un’autonomia nella gestione del lavoro scolastico, colmare alcune lacune nelle abilità di base ed accrescere la motivazione allo studio. L’idea di lavorare in gruppo risulta efficace per favorire una socializzazione tra i partecipanti dal quale nasce una maggiore motivazione allo studio e allo svolgimento dei compiti, in virtù dell’ambiente e della compagnia stimolante.

Scopo del progetto risulta pertanto motivare bambini e ragazzi nella ricerca di un metodo di studio funzionale, che valorizzi le inclinazioni e le particolarità di ciascuno.

I gruppi sono suddivisi per fasce d’età:
lunedì 17.30-19 per i ragazzi delle scuole medie
venerdì 14.45-16.15 per i bambini delle scuole elementari

Il laboratorio A modo mio si svolge ad Alessandria al Centro Gapp, in piazza Garibaldi 21.
Per informazioni ed iscrizioni: Dott.ssa Sara Caridi 328.0665620 oppure saracaridi@yahoo.it

Grazie ad AlessandriaNews per l’articolo

La figura del padre nell’ipermodernità: uno sguardo psico-socio-analitico

In occasione della Festa del Papà sul quotidiano on line Alessandria News è stata pubblicata una nostra riflessione sulla figura del padre contemporaneo.

I profondi cambiamenti sociali e culturali del XX secolo, primo tra tutti l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e la conseguente attenuazione degli stereotipi sessuali, hanno smantellato l’impianto gerarchico della famiglia patriarcale tradizionale, portando ad un cambiamento rivoluzionario della figura paterna e della sua funzione genitoriale, familiare e culturale.

Lo stile di convivenza familiare è sempre meno autoritario e più democratico, caratterizzato dalla propensione a venirsi incontro sensibilmente, anche tra generazioni, contrattando limiti e possibilità. La maggior vicinanza relazionale e la trasmissione di amore più che di regole ha delineato quella che è stata definita l’attuale “famiglia affettiva”, in cui l’obbedienza stessa è basata sull’amore e la fiducia, piuttosto che sul timore delle sanzioni.

La madre è divenuta la figura educativa centrale e la tradizionale funzione genitoriale paterna in questo contesto sembra “impallidire”; il padre appare più incerto rispetto al suo compito, meno normativo ma più conciliante e propenso ad aggirare i conflitti piuttosto che affrontarli con lo scontro. Pare quasi che si sia determinato un ribaltamento che fa sì che la percezione di essere un papà adeguato passi attraverso l’approvazione del figlio.

Con l’arrivo dell’adolescenza la funzione del padre diventa fondamentale quanto complessa: i padri di oggi si sentono più in difficoltà di fronte ai ragazzi più oppositivi, in bilico tra la memoria storica dei propri padri autoritari e una nuova autorevolezza, non ancora ben definita, ma sicuramente più affettiva, creativa, comunicativa.

Nonostante il padre sembri ricoprire una funzione più periferica nella famiglia di oggi, il suo ruolo resta di importanza cruciale: il suo sostegno materiale ed emotivo alla famiglia rimane fondamentale per il funzionamento familiare e lo sviluppo psicosociale del bambino.

Nel nostro contesto sociale, caratterizzato dalla flessibilità dei ruoli all’interno della società e della famiglia, sono sempre più numerosi i padri che si dedicano, oltre che ad attività ludiche e sociali, alla cura e l’assistenza fisica dei figli, e numerosi studi riportano che la loro capacità di fornire cure parentali adeguate migliori lo sviluppo dei bambini e non presenti differenze rispetto a quella materna. Le ricerche concordano nel ritenere le abilità di accudimento indipendenti dal sesso del genitore, ma legate a convenzioni sociali e stereotipi culturalmente appresi.

Inoltre, la figura del padre, soprattutto in momenti critici (come l’adolescenza), può mantenere un’obiettività e una separatezza rispetto alla posizione materna, che è fondamentale per ristabilire un sano equilibrio e permettere la separazione-individuazione fisiologica e necessaria per lo sviluppo dell’identità del figlio.

Il papà di oggi è dunque svincolato da modelli culturali che indicano ruoli educativi rigidi e preconfezionati da seguire, e impara a organizzare e riconoscere la nuova paternità nella sua virilità. L’esperienza terapeutica con i ragazzi mostra il desiderio di un padre che sia per loro guida e compagno di vita.

 

Qui di seguito il link all’articolo pubblicato sul quotidiano

http://www.alessandrianews.it/opinioni/la-figura-padre-nell-ipermodernita-uno-sguardo-psicosocio-analitico-105510.html

 

 

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Obesità infantile: cibo amico o nemico?

Nel numero di Febbraio del quotidiano on line Alessandria News nello spazio LA PSICOLOGA RISPONDE è stata presentata un’interessante testimonianza circa la preoccupazione di una bambina di 10 anni per la dieta alimentare. Una mamma, durante la festa di compleanno della propria figlia, si è vista rifiutare la classica fetta di torta dalla bambina invitata, che le ha risposto giustificandosi con un “no grazie, sono a dieta”, sebbene fosse normopeso.

Lo stupore circa la precocità di simili attenzioni verso il corpo, durante un’età che crediamo ancora libera dallo stereotipo e dal bisogno di stare a dieta, dovrebbe indurci a riflettere su quanto le nuove generazioni nascano già immerse in una società che promuove un ideale corporeo onnipresente: il bello è per necessità magro. Pensiamo ai personaggi più seguiti dai bambini nei cartoni, nei film, o presenti nelle pubblicità e nelle riviste come Violetta, Hanna Montana, le principesse di Frozen e Justin Bieber: sono tutti personaggi dai corpi magri, tonici o muscolosi che veicolano quindi un imperativo categorico di magrezza.

 Accanto alla preoccupazione per la tendenza a rifiutare il cibo per mantenersi in forma, dovremmo volgere lo sguardo anche all’altro versante delle problematiche che riguardano il rapporto con il cibo: l’obesità e il sovrappeso.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad un significativo aumento di problemi legati a sovrappeso e obesità, anche in età infantile. In Italia il nostro Ministero della Salute ha promosso un sistema di monitoraggio chiamato “OKKio alla Salute”, volto a raccogliere dati circa la variabilità geografica e l’evoluzione nel tempo dello stato ponderale di bambini appartenenti alle classi terze della scuola primaria (8-10 anni). I risultati dell’ultima raccolta sono stati presentati a Roma il 21 Gennaio 2015 e rivelano che nel 2014 il 20,9% dei bambini era in sovrappeso (contro il 22,2% del 2012) e i 9,8% obeso (contro il 10,6% del 2012).

Questi dati non lasciano certo indifferenti, ma, al di là dell’impatto dei numeri che possono spaventare, dovremmo domandarci quale significato stiano assumendo oggi questi disturbi. Riconosciamo infatti che essi coinvolgono il corpo dei nostri bambini e che fanno vivere loro il cibo come quel compagno di ore solitarie, davanti al televisore o a un libro, sempre pronto, presente, disponibile, certo, controllabile (tratto da La bambina di gomma – Santini, 2014).

 In ambito medico l’obesità è definita come malattia cronico degenerativa, caratterizzata da un eccesso di massa grassa nell’organismo. Quindi, nei casi di sovrappeso ed obesità, la salute del corpo è a rischio a causa di complicanze e malattie correlate all’eccesso ponderale.

 Oltre ai problemi associati alla salute, il bambino obeso, sul piano psicologico, vive spesso il proprio corpo come inadeguato rispetto a ciò che la società domanda e deve spesso confrontarsi con atteggiamenti discriminatori nei diversi contesti sociali, a partire dalla scuola e dagli ambienti sportivi. Tutti ricorderanno l’episodio del Festival di Sanremo dove, in mondovisione, il comico Siani si è rivolto ad un bambino in sovrappeso, che gli si era avvicinato per salutarlo, chiedendogli “Ci entri nella poltrona?”, episodio che ha toccato la sensibilità di molti telespettatori e che, finalmente, ha sollevato un dibattito sul tema. La cronaca infatti ci mostra continuamente episodi di bullismo nei confronti di bambini e ragazzi in sovrappeso, e per questo un po’goffi, insicuri, facili prede dei bulletti del quartiere, denunciando una  preoccupante presenza di pregiudizio. Di conseguenza, il bambino potrebbe andare incontro a difficoltà di tipo psicologico quali bassa autostima ed ansia, mentre sul piano relazionale una risposta a questa sua difficoltà potrebbe essere l’isolamento e la solitudine; inoltre potrebbe manifestare difficoltà a livello scolastico, presentando una flessione del rendimento e difficoltà di relazione con il gruppo classe.

 L’obesità ed il sovrappeso non rappresentano pertanto un problema prevalentemente legato al cibo, che si riflette e si manifesta nel corpo “rotondo”, ma possono esprimere una difficoltà emotiva comunicata attraverso il corpo. In alcune situazioni il cibo diventa, per il bambino, una sorta di compensazione per riempire vuoti affettivi o difficoltà emotive e relazionali, nel tentativo di trovare una risposta al proprio disagio profondo. E’ importante sottolineare come sino a qualche anno fa la comunità medica, di fronte a problemi di sovrappeso ed obesità, fosse solita consigliare una dieta alimentare, finalizzata a favorire un calo ponderale. Ciò che, invece, insegna l’esperienza clinica nella cura di questa patologia è che l’obesità non è un problema alimentare che riguarda soltanto il corpo del bambino, ma necessita di un approccio integrato. La collaborazione di diverse figure professionali quali medico-nutrizionista, psicologi ed educatori, appare oggi imprescindibile per la presa in carico efficace della persona con sovrappeso o obesità. La cura, infatti, richiede l’attivazione di diversi spazi tali da permettere al bambino di esprimere il suo personale vissuto, così da trattare l’obesità non solo come un problema del corpo, ma anche come una difficoltà che coinvolge il mondo psicologico, relazionale ed affettivo.

Il bambino deve essere, quindi, aiutato ad esprimere le sue emozioni e l’eventuale disagio attraverso modalità alternative, come laboratori espressivo-creativi, che lo aiutino a dar voce a ciò che invece ha sinora espresso solo attraverso il sintomo alimentare. E’ importante, inoltre, accogliere ed offrire un  supporto ai genitori, coinvolgendoli in un percorso di educazione alimentare e stimolandoli ad una riflessione sui significati espressi dal sintomo alimentare e sulla relazione con i loro figli.

A partire da queste riflessioni, l’Associazione Gapp con il sostegno della Fondazione SociAL, propone un progetto pensato per bambini e preadolescenti con problematiche alimentari dove, a partire dal rapporto con il cibo e con il corpo, si allarghi l’orizzonte della cura  alla presa in carico degli aspetti psicologici ed al coinvolgimento dei genitori, considerato di primaria importanza.

Qui di seguito il link all’articolo pubblicato sul quotidiano:

http://www.alessandrianews.it/opinioni/obesita-infantile-cibo-amico-o-nemico-83239.html

                                                                   fat-spiderman

Photo credit: Alex Solis

Ottobre: mese dell’Obesità

Continua anche quest’anno la campagna anti-obesità che FIDA lancia in tutta Italia nel mese di ottobre in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Obesità (10 ottobre) e la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (16 ottobre).

 Lunedì 27 Ottobre alle ore 18.15  presso il  Centro Gapp – FIDA Alessandria in Piazza Garibaldi XXI, si terrà un incontro gratuito di approfondimento delle tematiche legate all’obesità:

“OBESITA’ e SOVRAPPESO: COSA FARE”
La presa in carico in equipe multidisciplinare

Visualizza qui il volantino dell’incontro

Perché è di moda essere Ciliaci

Viver sani e belli, n. 8 – 21 Febbraio 2014

Intervista alla Dott.ssa Elena Feltre, psicologa e psicoterapeuta del Centro G.A.P.P. di Alessandria e Bra, sul settimanale “Viver sani e belli”.

“…La scelta di consumare prodotti gluten free, da parte di chi celiaco non è, può essere un tentativo di mascherare una situazione di disagio interiore…”.

“Una piccola ossessione: cibarsi di alimenti speciali ricorda per certi versi la sindrome ortoressica. Chi ne è interessato controlla ossessivamente i cibi che assume, passando gran parte del suo tempo a discutere sull’esistenza di cibi puri e impuri, a ricercare, acquistare, cucinare…”

Obesità: colloqui e laboratori gratuiti

Per tutto il mese di OTTOBRE il Centro GAPP offre COLLOQUI GRATUITI e la possibilità di partecipare GRATUITAMENTE ad alcuni LABORATORI del progetto terapeutico “DAL CORPO ALLA MENTE”

Informazioni:

Tel. 0131.325369 – E-mail: alessandria@fidadisturbialimentari.it

VAI AL PROGETTO

Acqui Terme 28 Settembre 2013 – La grave obesità: dal corpo alla mente

FIDA partecipa con alcuni dei suoi specialisti e con il proprio patrocinio al convegno che si terrà sabato 28 Settembre ad Acqui Terme (Alessandria), dedicato a “La grave obesità: aspetti clinico-psico-patologici e approcci terapeutici integrati in équipe multidisciplinare”.

È oramai universalmente riconosciuto che la cura della grave obesità necessita di una impostazione multidisciplinare adeguata e integrata attraverso un corretto inquadramento clinico, che soddisfi le esigenze terapeutiche a breve, medio e lungo termine.

Ma cos’è la grave obesità? E come si distingue dal sovrappeso? Si definisce obesità “una malattia cronico degenerativa caratterizzata da un eccesso di massa grassa nell’organismo”. Il parametro più semplice ed utilizzato per definirne il grado è IMC (indice di massa corporea) o BMI (body mass index), che esprime il rapporto tra il peso espresso in kg e l’altezza espressa in metri al quadrato (BMI= kg/m2). Così facendo è possibile distinguere il sovrappeso dall’obesità, sino all’obesità di III grado o grave obesità.

 

Diffusione e costi sociali dell’obesità

La diffusione sociale dell’obesità, soprattutto nelle società più “ricche”, è così ampia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il termine di globesità (“globesity”), proprio per sottolineare l’estensione e la drammaticità del fenomeno che racchiude un enorme livello di sofferenza.

Anche i costi sociali di questa patologia stanno raggiungendo cifre importanti: l’obesità e le patologie obesità correlate sono responsabili del 2-8% dei costi sanitari e del 10-13% dei decessi in diverse parti della Regione Europea (Rapporto OMS 2012); su base annuale assorbono il 44% di risorse in più dei malati con peso normale (Seidell 1998).

Oltre ai costi diretti dovuti all’obesità ed alle patologie “obesità correlate”, bisogna aggiungere anche costi indiretti correlati alla perdita di produttività causati dalla maggiore assenza dal lavoro e quelli personali in quanto gli obesi guadagnano meno ed hanno premi assicurativi più alti.

 

Cura dell’obesità

Appare necessaria una impostazione di cura multidisciplinare composta da un team di figure mediche altamente specializzate che sappiano prendere in considerazione non solo il quadro clinico del paziente obeso ma anche i vari aspetti psicologici e le complicanze mediche delle patologie obesità correlate.

Presso la Villa Igea, Casa di Cura di Acqui Terme (AL), sede del convegno, è attivo dal 2011 il Percorso di Cura per la Grave Obesità che comprende un ricovero ordinario di 5 giorni all’interno del reparto di Medicina in convenzione con il SSN dove viene effettuata valutazione nutrizionale e del BMI, valutazione dietistica, valutazione psicologico/psichiatrica, screening ematologico, terapia comportamentale di gruppo e di educazione alimentare, eventuale valutazione chirurgia bariatrica.

Il percorso propone di curare la patologia Grave Obesità attraverso un trattamento multidisciplinare composto da più figure professionali (specialisti in scienza dell’alimentazione, Medici specialisti in Chirurgia bariatrica, Dietiste, Psicologi e Psicoterapeuti, Fisiatri e Fisioterapisti) che interagiscono in modo da affrontare tutti gli aspetti della patologia in stretta collaborazione con i Medici e gli Psicoterapeuti invianti, con i sanitari di tutte le Unità Operative e anche con i Medici di Base.

 

Informazioni pratiche

Sabato 28 Settembre 2013 ore 8.30-18.30

Aula conferenze Casa di Cura Villa Igea

Acqui Terme (AL)

Il corso articolato su 9 ore di lezione darà diritto a 10,5 crediti ECM.

FIDA sarà presente come patrocinio oltre che con diversi relatori e moderatori.

 

Richiesto accreditamento ECM

 Medici (Medici di base, Medicina generale, Chirurgia, Gastroenterologi, Scienza dell’alimentazione, Pneumologi,
Riabilitazione, Ortopedia), Dietiste, Biologi Nutrizionisti, Psicologi, Infermieri.

Il convegno da diritto a 10,5 crediti ECM.

 

Responsabile scientifico – Dott. Massimo Labate

Medico Chirurgo Specialista in Scienza dell’Alimentazione

Indirizzo Dietologico e Dietoterapico

Casa di cura Villa Igea Acqui Terme

 

Obiettivi formativi

 Acquisizione di competenze di processo nella gestione delle patologie connesse all’obesità; aggiornamento in materia di obesità, epidemiologia e trattamenti.

Numero massimo di partecipanti: 60

 

Metodologia di insegnamento

√ Lezione magistrale, esercitazione pratica, tavola rotonda.

 

Iscrizione

 Quota d’iscrizione: € 25 + IVA da versarsi presso:

Banco Popolare

Agenzia di Mirandola

Codice IBAN: IT 08 G 05034 66850 000000014698

 

Segreteria organizzativa per iscrizioni ed informazioni:

Esprit SRL
via Statale Sud, 113, 41037 Mirandola (MO)
Tel. 0535.611295 – Fax: 0535.607564
esprit@espritsrl.com – www.espritsrl.com
Provider ECM n. 424

 

Programma

 

Parte Prima

8.30 – Registrazione dei partecipanti

9.00 – Obesità epidemiologia e classificazione (Dott. M. Labate)

9.20 – L’intervento medico-nutrizionale: il ruolo del medico dietologo nel miglioramento del quadro clinico-patologico del paziente obeso. Valutazione dei risultati clinici di due anni di Percorso Terapeutico (Dott.ssa P. Genovese)

9.40 – Il trattamento multidisciplinare dell’obesità: il percorso di cura in equipe e l’importanza della rete terapeutica (Dott.ssa L. Murciano)

10.00 – Non solo dieta: il ruolo della figura professionale della dietista nel percorso della grave obesità: l’importanza dell’educazione alimentare (Dott.ssa C. Cazzuli)

10.20 – Pausa caffè

11.00 – L’utilizzo di nutraceutici e fitoterapici nel percorso di cura e nelle complicanze cliniche del paziente obeso. Evidenze scientifiche (Dott.ssa P. Cutela)

11.20 – Applicazioni nutraceutiche della Berberina: un alcaloide nel trattamento della sindrome metabolica (Dott. A. Bertuccioli)

11.40 – Diete chetogeniche ed obesità: stato dell’arte e rationale (Dott. M. Labate)

12.00 – Caso clinico: lavoro in piccoli gruppi

13.00 – Caccia all’Errore: Role Playing

Pausa pranzo

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Parte seconda

14.00 – Obesità: il fenomeno del drop out; il rinforzo terapeutico strutturato attraverso il supporto psicoterapico (Dott.ssa M. Ippolito)

14.20 – La qualità della vita del paziente Grave Obeso (Dott.ssa G. De Berchi)

14.40 – La dimensione espressivo-corporea nel paziente obeso: il recupero dell’equilibrio corpo-mente (Dott.ssa S. Caridi)

15.00 – Chi è il paziente obeso? La definizione della struttura personologica e della scelta di cura sulla base del colloquio clinico e dei questionari autosomministrati (Dott. M. Pastorini)

15.20 – La terapia chirurgica dell’obesità: estremismo terapeutico o nuova frontiera di cura? (Dott. P. Torelli)

15.40 – Dietoterapia nell’obesità dopo intervento di chirurgia bariatrica (Dott.ssa L. Paschino)

16.00 – Caso clinico: lavoro in piccoli gruppi

17.00 – Caccia all’Errore: Role Playing

17.30 – Compilazione questionari di apprendimento

18.30 – Chiusura dei lavori