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L’approccio psicoanalitico nella cura dei disturbi del comportamento alimentare

Nella società attuale i disturbi alimentari interessano un’ampia fascia di persone. Accanto alle forme più conosciute (anoressia, bulimia, binge eating) si stanno diffondendo nuovi disagi che si manifestano attraverso un’attenzione eccessiva all’alimentazione corretta (ortoressia) e una ricerca esasperata del fisico atletico e muscolarmente ipertrofico (vigoressia).

La richiesta di aderire ad un ideale di perfezione e bellezza, così insistentemente proposto dalla società, può incontrarsi con aspetti di fragilità personale, un’immagine distorta o negata del proprio corpo, difficoltà nel delicato processo di separazione-individuazione o una particolare costellazione di fantasie inconsce, trovando espressione in un rapporto con il cibo difficile o patologico.

Crescere comporta accettare una nuova immagine di sé, la separazione dagli antichi oggetti d’amore, il superamento della dipendenza e dell’illusione di onnipotenza propria dell’età infantile. Se il conflitto necessario per portare a termine in modo ottimale la propria maturazione non può essere vissuto, l’accettazione di confini e limiti, sia intrapsichici che interpersonali, può divenire molto difficoltosa.

Il rapporto con il cibo è calato nel rapporto con l’altro, a tal punto che spesso lo rappresenta. Ha a che fare quindi con dinamiche di relazione familiare, sociale, culturale, oltre che con aspetti profondi e antichi legati alle esperienze di relazione primaria.

E’ per questi motivi che il trattamento terapeutico dei disturbi del comportamento alimentare dovrebbe prendere in considerazione la persona nella sua interezza, considerando la manifestazione evidente del disturbo come un sintomo che non può essere risolto senza un lavoro sulla causa che lo ha reso manifesto.

L’approccio multidisciplinare integrato a orientamento psicoanalitico ha tra i suoi obiettivi un lavoro sulla personalità del paziente e sul dolore che il sintomo esprime, la valutazione di eventuali comorbilità psicopatologiche che possono determinare notevole variabilità del decorso clinico, l’evitamento delle ricadute e dello spostamento del sintomo da una sindrome ad un’altra. Spesso, infatti, un trattamento che miri solo alla risoluzione diretta del sintomo può risultare poco adatto per questo tipo di disturbi poiché non tiene in considerazione la struttura di personalità sottostante.

Il rischio di un approccio terapeutico circoscritto al sintomo è infatti quello di continuare a non dare un senso a ciò che attende proprio di essere significato per divenire finalmente elaborabile all’interno di una relazione.

Ogni movimento verso l’autonomia della persona passa attraverso l’incontro con il reale, con le pulsioni, con le frustrazioni, con l’impotenza, la mancanza e il limite. L’esperienza di un oggetto troppo reale e presente può rendere difficile una buona separazione e integrazione del sé e lo sviluppo di una capacità di pensare e di simbolizzare l’altro e la realtà.

Fantasie, pensieri primitivi, terrori indicibili rimangono incistati nel corpo senza riuscire a trovare un’altra forma di comunicazione.

L’approccio psicoanalitico cerca di dare voce a quanto non detto e non pensato, di rendere pensabili contenuti caotici e scissi, di elaborare vissuti legati alla trasmissione trans-generazionale, di sviluppare una capacità di mentalizzazione e di simbolizzazione che possa superare e significare esperienze sensoriali e corporee e di accedere ad un pensiero astratto in grado di tollerare l’attesa e l’assenza. Questi cambiamenti sono possibili solo attraverso una relazione con l’altro che non sia centrata sul disturbo fisico, ma che sappia mantenere saldo il rapporto, troppo spesso scisso, tra mente e corpo, con uno sguardo rispettoso sulla complessità di un problema multideterminato, caratterizzato da numerosi fattori eziologici.

Proprio la complessità del disturbo richiede pertanto una presa in carico integrata da parte di una equipe di specialisti: colloqui preliminari, un lavoro di terapia individuale o di gruppo, terapie espressive, monitoraggio dei parametri medico-nutrizionali, un supporto per le famiglie, l’eventuale ricorso ad una consulenza psichiatrica, un percorso presso le istituzioni residenziali e semiresidenziali e un ricovero ospedaliero o ambulatoriale, se necessario.

Frequentemente, infatti, i disturbi del comportamento alimentare sono in comorbilità con altre patologie o sintomi che possono renderne più complesso il trattamento (depressione maggiore, disturbi d’ansia, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi dell’umore, altre forme di dipendenza, aspetti ipomaniacali…).

Per evitare la cristallizzazione di questo disturbo risulta determinante un lavoro di prevenzione e una diagnosi precoce.

Chi sono gli specialisti di Kliné FIDA Milano e come nasce l’Associazione? Lo chiediamo ai diretti interessati

L’Associazione Kliné si costituisce l’8 marzo 2012 a Milano come membro della Federazione Italiana Disturbi Alimentari. L’équipe è costituita da persone che hanno condiviso nel corso di diversi anni un impegno continuativo nell’ambito dei disturbi alimentari, sia sul piano della ricerca teorico-clinica, sia del trattamento.

La scelta di Kliné è stata fin dagli inizi quella di estendere il suo ambito di azione dal campo dei disturbi alimentari a quello più ampio delle dipendenze patologiche. L’“oggetto” della dipendenza non è infatti necessariamente una sostanza, ma può essere anche un’abitudine, un pensiero, una determinata modalità di relazione. In questo senso si può dipendere dall’astensione dal cibo, come dall’uso della tecnologia o dall’alcool.

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In quale contesto opera Kliné? Qual è la diffusione dei DCA a Milano e in Lombardia?

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Risulta complesso in quanto le ricerche sono svolte su scala nazionale. Ciò che si evidenzia a partire dall’esperienza del nostro Centro è uno spostamento generale della domanda di cura da patologie legate alla restrizione alimentare a quelle concernenti l’eccesso, in particolare binge eating disorder (disturbo da alimentazione incontrollata), l’obesità e la bulimia.

È abbastanza frequente che possa stabilirsi un’alternanza, non solo tra periodi della vita (per esempio alcuni anni di anoressia seguiti da bulimia, o il contrario), ma anche in brevi archi di tempo, con abbuffate e digiuni frequenti. L’ambito dell’obesità è probabilmente quello in cui sono reperibili i dati epidemiologici più chiari e condivisibili.

Il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) della ASL Milano riporta i seguenti dati, per gli anni 2009-2012: sul territorio metropolitano il 24,9% degli adulti tra i 18-69 anni si trova in situazione di sovrappeso (il 27,1% in Lombardia) e il 6,7% di obesità (il 8,6% in Lombardia). Tre persone su dieci risultano in eccesso ponderale. È una condizione che cresce con l’aumento dell’età, bassi livelli istruzione e condizioni economiche di svantaggio. Compare, inoltre, con maggior frequenza tra gli uomini.

Negli ultimi anni, in un’ottica di prevenzione, è stata data un’attenzione particolare allo studio della situazione DCA in età adolescenziale e pre adolescenziale e alla diffusione dell’obesità in età infantile. A questo proposito, il progetto Okkio alla SALUTE prende ad oggetto di indagine la condizione di bambini della terza classe della scuola primaria, su tutto il territorio nazionale. La scuola, infatti, viene considerata un ambiente che può sostenere e favorire corretti stili alimentazione e di cura del corpo.

Dall’indagine Okkio alla SALUTE 2012, risulta che in Lombardia vi siano valori di sovrappeso e obesità infantile decisamente inferiori rispetto alla media nazionale: il 18,5% dei bambini risulta in condizioni di sovrappeso (a fronte del 22,2% nazionale), il 6% di obesità (10,6% nazionale), il 74,5% in normopeso, l’1% in sottopeso, lo 0,8% con obesità severa. In particolare, i dati raccolti dalla ASL Milano nell’ambito di Okkio alla SALUTE non segnalano differenze significative rispetto al 2010: risultano in sovrappeso il 17,3% dei bambini, obesi il 4,9%, in normopeso il 77,3%, in sottopeso lo 0,5%.

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Chi sono i vostri pazienti?

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Per quanto riguarda i disturbi del comportamento alimentare risulta prevalente, come in passato, una richiesta d’aiuto da parte delle donne, anche se nuove forme di disagio legate ad un controllo rigido della forma fisica e dell’alimentazione si fanno sempre più strada anche tra gli uomini.

Su un altro versante, si rivolgono a Kliné soprattutto persone con forme atipiche di dipendenza, nelle quali il rapporto con una sostanza è spesso non centrale, essendo in molti casi la dipendenza legata ad “oggetti” apparentemente meno concreti, come per esempio modalità di entrare in relazione, attività pericolose o che generano sofferenza a se stessi e agli altri, pensieri insistenti che si fanno insostenibili, e altro.

Una persona può talvolta aver anche avuto una storia legata a droghe o alcool e, pur essendo arrivato a farne a meno o a ridurne drasticamente il consumo, rendersi conto che la sua dipendenza patologica, come la sofferenza che ne deriva, è sempre viva, essendosi magari spostata altrove. La maggior parte delle persone che si sono rivolte a Kliné durante questi primi due anni di vita dell’Associazione ha tra i 25 e i 45 anni, anche se l’attività del Centro è rivolta ad ogni fascia di età.

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Qual è il vissuto di chi si rivolge a voi?

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Molto spesso le persone si rivolgono a noi solo avendo prima convissuto con la loro sofferenza per molti anni, e dopo aver cercato di fronteggiarla da soli o successivamente ad altre esperienze di cura, talvolta negative, o interrotte per svariati motivi, o dai risultati che si sono rivelati temporanei. Può dunque essere difficile avviare un percorso terapeutico solido, in quanto la paura della dipendenza da un’altra persona, o di non farcela da soli, oppure il ricordo di esperienze negative nel passato rischiano di mettere sulle difensive.

È tuttavia estremamente importante, quando si cominciano ad avere delle difficoltà, affrontarle tempestivamente, dandosi il tempo di verificare, anche in un dialogo col terapeuta o con l’équipe di professionisti, la validità del percorso e i problemi che si stanno incontrando.

Anche se le cose possono essere difficili, soprattutto all’inizio, affrontare queste difficoltà e superarle, passo dopo passo, può essere molto importante, in quanto può aiutare a verificare il percorso che si sta facendo e a valutarne la solidità. Infatti può talvolta sembrare di essere immobili, quando invece si sta progredendo al proprio ritmo, con gradualità e con le proprie forze, verso una soluzione vivibile della propria situazione.

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Organizzate anche iniziative particolari?

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L’Associazione Kliné organizza, presso la propria sede, conferenze e incontriI momenti di Kliné – aperti al pubblico e/o ad operatori.

Nel corso dell’ultimo anno, Pamela Pace ha presentato il suo libro “Il domatore di leoni” incentrato sulle caratteristiche delle nuove famiglie. Un’altra occasione di riflessione è stata dedicata alla presentazione del numero 50 della rivista La psicoanalisi, “L’anoressica e l’inconscio”, che mette in rilievo ciò che l’esperienza clinica con le pazienti anoressiche può insegnare rispetto all’inconscio contemporaneo, alle sue trasformazioni e manifestazioni.

Con la presentazione del libro “Anoressia delle passioni” di Serena Libertà, Kliné ha inaugurato una serie di serate dedicate alle testimonianze di persone che, avendo fatto l’esperienza di un sintomo alimentare o dipendenza patologica, hanno trovato un modo di esprimere il loro percorso e la loro soluzione attraverso una produzione simbolica, come la scrittura o un’altra possibile forma di rappresentazione creativa.

A Kliné si riunisce, periodicamente, un gruppo di discussione clinica all’interno del quale si discute un caso in cui la sofferenza di un soggetto prende la forma di un disturbo alimentare. L’attenzione è posta, oltre alla logica, agli aspetti inediti e singolari di ogni situazione. Attraverso la pratica discorsiva e il contributo di tutti, l’obiettivo è di lasciarsi sorprendere da un sapere che nasce nelle pieghe e nello sviluppo stesso del discorso, nel passaggio di parola.

Di recente, Kliné ha svolto un intervento presso una scuola – il Liceo Scientifico Giordano Bruno di Cassano D’Adda – sul tema dei disturbi alimentari in adolescenza. Il contributo interessato e puntuale dei ragazzi ha costituito, per l’équipe, occasione di nuove riflessioni che potranno essere utili anche per future iniziative. In occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, Kliné ha partecipato ad un incontro organizzato dal SISM Milano (Segreteriato Italiano Studenti Medicina), attraverso il contributo del proprio medico nutrizionista, Diana Scatozza.

FIDA con “Fiocchetto Lilla”

Comunicato Stampa
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FIDA con “Fiocchetto Lilla” aderisce alla giornata contro disturbi alimentari: consulenze gratuite ed eventi in tutta Italia
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La Federazione Italiana Disturbi Alimentari (FIDA) aderisce alla terza Giornata nazionale del fiocchetto Lilla, dedicata alla prevenzione di anoressia, bulimia, obesità e di tutte le patologie legate ai disturbi del comportamento alimentare (DCA).

Per celebrare la Giornata nazionale contro i DCA, le sedi FIDA sul territorio nazionale metteranno a disposizione le proprie équipe (formate da Psicologi, Psicoterapeuti, Medici, Nutrizionisti e Psichiatri) per un primo colloquio gratuito nei giorni vicini al 15 marzo 2014 e organizzeranno una serie di eventi per sensibilizzare giovani e non solo ai problemi dei disturbi alimentari.

Tra le iniziative in calendario, uno spazio di Ascolto on line per avere un parere da esperti anche via web, promosso dal Centro HETA di Ancona e Perugia; un cineforum a Torino e a Firenze; dibattiti e conferenze a Milano, Firenze, Ancona; primo colloquio gratuito in tutte le sedi, su prenotazione.

Quest’anno in alcune sedi FIDA le iniziative per la Giornata del Fiocchetto Lilla incontrano la collaborazione del SISM, il Segretariato degli studenti di medicina: un incontro importante, preludio di future collaborazioni, tra la nostra federazione e i futuri medici che porteranno nuovi contributi alle iniziative FIDA e che dimostrano grande sensibilizzazione e impegno nella lotta ai DCA.

La Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla è stata istituita per ricordare Giulia, morta per le conseguenze dei disturbi alimentari il 15 marzo 2011. La famiglia in suo nome ha fondato l’associazione Mi nutro di vita e ha promosso l’iniziativa, che FIDA è fiera di sostenere.

FIDA è presente in 8 città (Torino, Alessandria, Milano, Verona, Firenze, Ancona, Roma, Salerno) dove svolge attività di prevenzione e formazione rivolte a famiglie, scuole, strutture sanitarie pubbliche e private. La Federazione riunisce associazioni costituite da Psicologi, Psicoterapeuti, Medici, Nutrizionisti e Psichiatri con lunga esperienza nell’ambito della prevenzione, della formazione e della cura dei disturbi alimentari.

Obiettivo della Federazione è diffondere il modello multidisciplinare integrato di cura e un approccio psicoanalitico al trattamento di queste patologie.

Sul sito www.fidadisturbialimentari.it informazioni sui disordini del comportamento alimentare e sulle attività promosse da FIDA e dalle associate.

Le iniziative FIDA per la Giornata del Fiocchetto Lilla 2014

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FIDA a Firenze: DEDALO

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Dedalo FIDA Firenze, nella terapia e prevenzione dei DCA spazio anche a trekking, cineforum e incontri. Chi sono i professionisti di Dedalo FIDA Firenze?

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Dedalo è composta da sei psicologi psicoterapeuti che si occupano di cura, trattamento, sensibilizzazione e prevenzione di tutti i disagi di ordine psicologico con particolare riferimento ai disturbi del comportamento alimentare. Nella cura dei disturbi alimentari Dedalo predilige un approccio multidisciplinare che prevede la collaborazione con dietisti, psichiatri e medici gastroenterologi.

 

 

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Qual è l’approccio terapeutico?

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L’approccio terapeutico d’elezione è quello psicanalitico che considera i disturbi del comportamento alimentare come il risultato di uno spostamento di altri disagi psicologici, affettivi, relazionali del soggetto sulla dipendenza dal cibo e sull’ossessione per il corpo.

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In che modo svolgete anche prevenzione e formazione?

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Dedalo si occupa di prevenzione dei disturbi alimentari nelle scuole cercando di coinvolgere i ragazzi in una riflessione sul legame fra corpo-cibo ed emozioni e sui modelli estetici proposti dalla contemporaneità. I progetti nelle scuole prevedono un attivo coinvolgimento dei ragazzi ai quali viene chiesto, al termine del progetto, di realizzare essi stessi un materiale (video o narrativo) sui contenuti emersi. La formazione sui disturbi alimentari destinata ai colleghi psicologi-psicoterapeuti e ai medici viene condotta in collaborazione con la Scuola di Psicoterapia Comparata di Firenze. L’associazione realizza periodicamente iniziative di sensibilizzazione e informazione gratuite su varie tematiche di ordine psicologico, di interesse scientifico e psicanalitico, in luoghi pubblici come locali, biblioteche, pubbliche assistenze, centri di quartiere. I componenti di Dedalo, oltre alla clinica e alla prevenzione, si interessano di cultura a vario livello utilizzando l’associazione come catalizzatore di idee e promotore di eventi quali mostre fotografiche, trekking, teatro, cineforum.

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Progetti e iniziative particolari dell’associazione?

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Trek&Think in collaborazione con Fattoria Amica Coldiretti: Dedalo periodicamente organizza giornate di trekking nella natura coniugando la passeggiata alla lettura di brani e racconti e degustazioni di vino e cibo. -Prossima apertura del punto di ascolto gratuito: un primo colloquio gratuito con i professionisti Dedalo dedicato a chiunque abbia bisogno di orientamento e informazioni. Incontri dal titolo: “A tavola! Il legame fra cibo-emozioni”: seminari di sensibilizzazione sul tema del rapporto fra cibo-corpo-emozioni che vengono periodicamente svolti in centri di quartiere come il Kantiere di Firenze, pubbliche assistenze e biblioteche. -Ciclo di incontri dal titolo ”Psicopatologie della vita quotidiana”: serate aperte a tutti di sensibilizzazione e informazione sui principali sintomi e malesseri della contemporaneità, sulla psicanalisi sulla filosofia della mente. Le serate sono state svolte presso il locale Citè di Firenze e continuano presso lo studio di Dedalo. -Incontri dal titolo: “Cibo e mass media, gastronomia televisiva e altri sapori in prima serata”: seminari di discussione sul tema del rapporto fra cibo e comunicazione che vengono periodicamente svolti in centri di quartiere come il Kantiere di Firenze, pubbliche assistenze e biblioteche, locali notturni.

FIDA a Salerno: Fort-Da

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FIDA a Salerno: Fort-Da impegnata nell’accoglienza e cura dei pazienti con disturbi alimentari.
Che cos’è Fort Da e come lavora?

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Dottoressa Luciana Madaio: «Fort-Da come gruppo di lavoro nasce nel 1998 e dal 2011 è socio fondatore di FIDA. Gran parte del lavoro è incentrato sui disturbi alimentari; oltre alla terapia di équipe in studio per chi soffre di anoressia, bulimia, obesità e altri disturbi del comportamento alimentari, siamo impegnati anche in molte attività di sensibilizzazione e prevenzione. Stiamo collaborando, ad esempio, con lo sportello gratuito di una scuola secondaria di Battipaglia, rivolto ai ragazzi ma anche ai loro insegnanti e genitori. E sempre nelle scuole teniamo periodicamente conferenze sui disturbi alimentari. L’intervento dei professionisti di Fort-Da è molto richiesto anche per le perizie, tanto che abbiamo messo a frutto l’esperienza maturata nel tempo organizzando corsi su abuso e maltrattamento.  Un altro ramo che ci sta molto a cuore è il sostegno familiare, abbiamo diversi terapeuti di  orientamento sistemico relazionale specifico per la famiglia. Grande attenzione viene data anche all’infanzia e all’adolescenza grazie a colleghi opportunamente formati.»

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Come avviene l’accoglienza e la cura di una persona che soffre di disturbi alimentari?

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Dottoressa Luciana Madaio: «L’iter è questo: quando arriva un adolescente di solito facciamo un colloquio tra il minore e il terapeuta e in un setting separato un altro terapeuta incontra i familiari. La valutazione medica diventa necessaria all’inizio del trattamento quando le condizioni fisiche lo richiedono. Con le persone adulte ci sono due possibilità: la terapia individuale o la terapia di gruppo, sempre naturalmente affiancati dal trattamento medico.»

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Chi sono i pazienti che si rivolgono a voi?

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Dottoressa Daniela Sollazzo: «Spesso i pazienti arrivano a Fort-Da come ultima spiaggia, a volte arrivano anche solo per sondare, guardare. D’altronde nei DCA  la consapevolezza di avere un problema arriva tardi. Certe volte sono le famiglie che chiedono aiuto e in alcuni casi facciamo terapie solo familiari perché l’adolescente rifiuta di essere curato. I disturbi alimentari sono malattie che in maniera trasversale coinvolgono diverse fasce d’età.»

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Come inizia e come prosegue la terapia?

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Dottoressa Annarita lo Sasso: «L’inizio della terapia è enigmatico, il paziente pensa ancora di farcela da solo e al primo miglioramento abbandona. Poi dipende dal sintomo, alcuni adolescenti usano anoressia o bulimia per dire “guarda, io ci sono” e stanno più male, in un certo senso, per farsi vedere.  Il nostro medico segue i casi più difficili con una terapia individuale e medica (esami ecc.) ma sia da parte dello psicologo che del medico c’è sempre un accordo terapeutico, un’accoglienza. Arrivano anche casi particolari che presentano insieme ai DCA patologie psichiatriche e lì interviene anche lo psichiatra. Per esempio in situazioni con un disturbo ossessivo compulsivo, psicosi, allucinazioni. Qui si capisce che per noi il lavoro di équipe è fondamentale. L’equipe prende in carico la persona e settimanalmente ridiscute il caso; se si tratta di un minore il tutto è affiancato da un lavoro in parallelo con la famiglia.»

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La famiglia è quindi un nodo cruciale della terapia?

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Dottoressa Daniela Sollazzo: «Il “lavoro” del genitore sembra sempre più strutturalmente fallimentare, come fai sbagli! Ma qui da noi non esiste nessun tribunale, non siamo qui per giudicare o dare responsabilità, il DCA è comunque una scelta soggettiva. A un genitore non diciamo “hai sbagliato queste 5 cose con tuo figlio, correggile”; cerchiamo invece di capire insieme il sintomo del figlio. A volte si scopre che è l’anoressia della figlia a tenere unita la coppia: come fa un’adolescente in questo caso ad abbandonare il sintomo?»

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La prevenzione e la cura anche sui bambini?

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Dottoressa Anna Di Genio: «Sì, purtroppo ci sono anche casi di disturbi alimentari a 5-6 anni. Dopo l’incontro con la famiglia per capire il problema si inizia con i bambini, io sono specializzata in terapia con i bambini e riusciamo a comunicare bene anche attraverso il gioco e i disegni in parallelo alla terapia. L’anoressia infantile ha radici in alcune dinamiche familiari, la mamma che afferma “Non mi mangia nulla” la dice lunga, con quel “mi”, sulla difficoltà di separazione; per questo l’esordio del sintomo spesso coincide proprio con l’ingresso a scuola e quindi con l’inizio di una vita più indipendente.»

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E come lavorate sul fronte dell’obesità?

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Dottoressa Annarita Lo Sasso: «Il problema è grave e molto diffuso ma i genitori stentano a rivolgersi a noi, perché o non vedono il problema o non capiscono che la causa può essere psicologica (non sempre lo è, certamente). Il problema cibo si cerca di risolverlo agendo sul cibo (mangiare di più o di meno). Però se ad esempio la prima cosa che si chiede quando il bambino torna da scuola è “cosa hai mangiato?” invece che “come è andata?” c’è molto lavoro da fare.  Il cibo in certi casi sembra essere il collante del rapporto fra genitori e figli, la prima preoccupazione, un veicolo affettivo e spesso quando questo accade iniziano le difficoltà del bambino nei confronti del cibo.»

Milano “i disturbi alimentari nella pratica clinica”

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Appuntamento sabato 23 Novembre 2013 ore 10-13
a Milano in via Pergolesi 27

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L’Associazione di Studi Psicoanalitici di Milano ospita la Presidente nazionale FIDA, Laura Ciccolini, e la responsabile di Il Corpo Specchio FIDA Verona, Claudia Bartocci, per un seminario dal titolo: “I disturbi alimentari nella pratica clinica. Seminario clinico-teorico“.

Quota di partecipazione: 20 euro per i soci; 20 euro + Iva per i non soci.

È stato richiesto accreditamento per ECM.

È gradita la prenotazione presso la Segreteria:

tel. 02 6706278, e-mail: [email protected].


La diagnosi descrittiva così come proposta dai vari DSM verrà utilizzata per tre motivi.

1. Per chiarire che anoressia e bulimia sono patologie psichiche. Patologie complesse che creano i maggiori problemi di diagnosi e di cura tra le patologie psichiatriche e sono considerate la maggior causa di morte tra le giovani donne.

2. Per sottolineare i limiti di diagnosi meramente descrittive rispetto alla possibilità di una comprensione che orienti il trattamento.

3. Per evidenziare la complessità di diagnosi quali quelle di DAI, recentemente inserite nel DSM.

L’anoressia, in modo più evidente della bulimia, pur essendo un disturbo psichico, si impone, talvolta in modo drammatico, per il disturbo del comportamento alimentare ed un danneggiamento biologico tale che pur essendo una patologia di competenza psichiatrica coinvolge poi, in interventi di urgenza, diverse aree specializzate della medicina e della psicologia.

La diffusione della sintomatologia anoressico-bulimica richiede uno specifico lavoro diagnostico che superi l’idea che queste patologie siano entità cliniche strutturate su un’unica dimensione e le consideri piuttosto fenomeni sintomatici che possono sottendere un’ampia gamma di strutture psicopatologiche.

Estremamente complessi sono anche i fenomeni sottesi alle varie forme cliniche di persone che si presentano con sovrappeso e/o obesità. Apparentemente meno drammatiche queste situazioni sfidano il clinico per la quasi assoluta impermeabilità ad ogni trattamento terapeutico.

Solo superando i limiti della diagnosi descrittiva ed abbracciando la complessità dei fenomeni al clinico risulterà quindi possibile organizzare un trattamento che tenga conto della singolarità di ogni paziente, del suo mondo interno e dell’ambiente familiare e sociale alla base della multi eziologia di queste patologie. La risposta che i relatori hanno strutturato fondando FIDA (Federazione Italiana Disturbi Alimentari) è quella di un trattamento integrato condotto da equipe multidisciplinari altamente specializzate con un orientamento psicoanalitico.

Il trattamento proposto è sia individuale che di gruppo, rivolto sia ai pazienti che ai familiari, seguiti separatamente per favorire il processo di autonomizzazione. E verrà illustrato con l’ausilio di materiale clinico.


RELATORI:

  • Claudia Bartocci

Psicologa, Psicoanalista, esercita privatamente a Verona in setting psicoanalitico individuale e di gruppo e come psicoterapeuta individuale e di gruppo presso l’Associazione Psicopatologie Contemporanee Il Corpo Specchio, sede della sezione veronese di FIDA (Federazione Italiana Disturbi Alimentari) di cui è Responsabile e Socio Fondatore.

E’ docente della Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica Esistenziale “Gaetano Benedetti”.

Socio ordinario A.S.P. (Associazione Studi Psicoanalitici), via Pergolesi 27, Milano.

Socio ordinario I.F.P.S. (International Federation of Psychoanalytic Societies), Amsterdam.

Socio Fondatore e Vicepresidente Associazione Psicopatologie Contemporanee “Il Corpo Specchio”, Via Giardino Giusti 4, Verona.

Socio Fondatore Sezione Italiana I.S.P.S., International Society for the Psychological Treatments of

Schizophrenias and other Psychoses, New York.

Socio fondatore e Segretario Associazione Psicoanalisi e Ricerca, dal 2002 al 2010, Via Bezzecca 4, Verona.

Socio ricercatore e membro del Comitato Scientifico A.B.A. (Associazione per lo studio di anoressia, bulimia, obesità e disturbi del comportamento alimentare) dal 1998 al 2010, Via Solferino 14, Milano.

Socio della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare (SIS.DCA.), Roma.

Socio fondatore della Sezione Veronese della Società Italiana di Medicina Psicosomatica (S.I.M.P.)

Ha partecipato come relatore in numerosi convegni e congressi. E’ autrice e curatrice di diverse pubblicazioni.

  • Laura Ciccolini

Psicologa, Psicoterapeuta con attività libero professionale, socio Ordinario ASP (Associazione Studi Psicoanalitici) e Socia IFPS (International Federation of Psychoanalytic Societies, New York).

Responsabile del Centro ABA di Torino dal 2000 al 2010.

Responsabile della Comunità Terapeutica sui disturbi del comportamento alimentare“ La Vela”.

Docente Corso di Specializzazione sui disturbi del comportamento ABA, sedi di Milano e Roma.

Già Vice Presidente e membro della Direzione Scientifica dell’ABA.

Responsabile e socio fondatore del Centro CPF – FIDA Torino ( Federazione italiana disturbi alimentari).

Presidente Nazionale Federazione Italiana Disturbi Alimentari (FIDA).

Consulente Psicologa presso la LENAD (Lega Nazionale Antidroga) dal 1990 al 1993.

Consulente Psicologa presso la Comunità Psichiatrica dell’ASL 4 di Torino dal 1990 al 1993.

Psicoterapeuta individuale e di gruppo presso l’ABA (Associazione per la cura dei disturbi alimentari) dal 1993 al 2010.

Socio SISDCA.

Pubblicazioni

– Dalla domanda al trattamento: analisi di una sequenza di Fabrizia Canale e Laura Ciccolini in “Anoressia e bulimia: il trattamento della famiglia” a cura di C. Menghi e P. Pace, ed. Franco Angeli (1999).

– Gruppi omogenei e individualità di Laura Ciccolini, in “Ricerca e formazione nel lavoro clinico con i gruppi” a cura di M.Gasseau e S. Simonetto, ed. Stampatori (1998).

– Anoressia e bulimia: esperienze nei gruppi monosintomatici in “Quaderni di gruppoanalisi” ed. Ananke (1997).

– Trasmissione dell’identità femminile tra madre e figlia di Laura Ciccolini e Maria Laura Ippolito, in “Devastazione e masochismo femminile” a cura di G. Grando, ed. Franco Angeli (2002).

– Il lavoro dell’equipe a orientamento analitico nella cura di un caso di anoressia-bulimia in comunità di Laura Ciccolini, Domenico Cosenza, Rossana Vercellone, in “ La posizione dell’analista” a cura di D. Cosenza e A.M. Speranza, ed. Franco Angeli (2003).

Laura Ciccolini, Presidente nazionale FIDA intervistata da RadioRai1

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Vigoressia, quando gli uomini soffrono di “anoressia al contrario”

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Disturbi alimentari sempre più diffusi e sempre più precoci.

Ne ha parlato la dottoressa Laura Ciccolini, Presidente nazionale FIDA, nel corso della trasmissione radiofonica Prima di tutto in onda su Radio Rai1 il 20 novembre.

Il dottor Riccardo Dalle Grave ha collegato i casi di anoressia in bambine di appena 9 anni anche all’età più precoce del menarca, dato che i dca sono legati alla pubertà e alle difficoltà del corpo che cambia. Ma perché anche negli uomini e nei ragazzi si stanno diffondendo questi disturbi? “Ci sono nuove patologie maschili – ha spiegato la dottoressa Ciccolini – una è la vigoressia, un’anoressia al contrario: gli uomini non si sentono mai abbastanza muscolosi, per quanto pratichino sport all’infinito, ore e ore di palestra, il loro corpo non è mai all’altezza dell’ideale.

Anche negli uomini si riscontra, infatti, una rincorsa all’ideale estetico che è quello di una società narcisistica in cui c’è una religione del corpo, una rincorsa all’apparenza che sta contagiando anche i ragazzi”.

A chi ci deve rivolgere quando siamo in presenza di un disturbo alimentare come anoressia, bulimia, vigoressia, obesità? “I percorsi ci sono – spiega la dottoressa Ciccolini – l’importante è rivolgersi a centri che abbiano équipe multidisciplinari: sono patologie che colpiscono vari livelli, fisico, psichico, familiare, e questi livelli vanno tenuti insieme. Le équipe devono lavorare insieme per pensare e strutturare il progetto per quella specifica persona nel modo più accurato possibile”.

Ascolta l’intervento nella trasmissione in podocast (da 1 ora e 51′)

Due nuovi libri del Dottor Domenico Cosenza

Due importanti novità editoriali a firma del dottor Domenico Cosenza, Psicoterapeuta e Psicoanalista, vicepresidente FIDA e responsabile di Kliné – FIDA Milano.

La prima “El muro de la anorexia” l’edizione spagnola de “Il  muro dell’anoressia” pubblicato in Italia da Astrolabio e ora per le edizioni Gredos, Madrid.

Sulla base della sua esperienza con soggetti anoressici e bulimici, in studio e in istituzione, e dei suoi studi su Lacan e Miller, Cosenza propone un orientamento analitico rinnovato e una lettura del muro impermeabile che l’anoressica erge tra sé e l’Altro. Un rifiuto dell’Altro che assolve a quattro funzioni: domanda inconscia di amore, difesa dalla pulsione, tentativo di separazione e modalità di godimento.

 
Parla spagnolo anche il secondo libro di Cosenza uscito nel 2013, ma stavolta in Argentina:
La comida y el inconsciente. Psicoanálisis y trastornos alimentarios” (Tres Haches, Buenos Aires, Agosto 2013), un importante contributo sul cibo e l’inconscio.

Sono molti i lavori pubblicati in riviste nazionali e internazionali sui disturbi alimentari da Domenico Cosenza, docente all’Istituto Freudiano in qualità di direttore del Dipartimento sulle Patologie Alimentari, e al dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Pavia.

È presidente della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, membro dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi. È dottore di Ricerca in psicoanalisi all’Università di Parigi VIII, è Asesor Cientifico del Centro EBA di Barcellona e del “Centro Uno” di Alicante per la cura dei disturbi alimentari. È socio della Società Italiana di studi sui disturbi del comportamento alimentare (SISDCA).

Obesità, un problema per l’11% della popolazione

FIDA lancia la campagna anti-obesità in concomitanza della Giornata Mondiale dell’alimentazione (16 ottobre) perché l’obesità è l’altra faccia della malnutrizione.

Basti pensare che l’eccesso di peso è responsabile in Europa di più del 75% dei decessi; in Italia due adulti su cinque hanno un eccesso ponderale e l’11% della popolazione soffre di obesità. Anche le nuove generazioni sono a rischio, tanto che i bambini italiani sono i più grassi in Europa.

Alimentazione sbagliata e sedentarietà? Non solo. In molte situazioni, rilevano gli esperti di FIDA, il cibo viene utilizzato come anestetico per alleviare le emozioni, l’ansia e gli aspetti depressivi. Ecco perché i centri FIDA hanno pensato un progetto di cura specifico attraverso il lavoro integrato dell’équipe multidisciplinare, che permette di avere una visione unitaria del paziente e di ottenere risultati duraturi nel tempo.

“Abbiamo deciso di impegnarci a fondo per rendere accessibile a tutti, anche con colloqui gratuiti, l’esperienza delle nostre équipe – spiega Laura Ciccolini, psicologa psicoterapeuta e presidente di FIDA – Collegato all’obesità, ma non molto noto, è il DAI (disturbo di alimentazione incontrollata), disturbo molto diffuso caratterizzato dalla presenza di abbuffate non accompagnate da condotte compensatorie. Quasi una persona obesa su tre che richiede una cura ne soffre. Il DAI è spesso confuso con l’ obesità ed è la causa principale del continuo fallimento di tutte le diete. Ecco perché è necessario un approccio multidisciplinare.

Così come nei (moltissimi) casi di iperfagia: persone che mangiano continuamente, una modalità compensatoria di utilizzo del cibo in risposta a un disagio emotivo. Lo stesso dicasi delle abbuffate compulsive notturne (night eating disorder). Questi e molti altri casi possono essere affrontati solo con l’aiuto degli esperti (psicoanalisti, psicoterapeuti, nutrizionisti), che lavorano per aiutare le persone a elaborare i disagi sottostanti ai disturbi alimentari. Il nostro impegno non si ferma lì ma comprende anche la prevenzione: è importante intervenire precocemente per poter aiutare e sostenere le famiglie”.

FIDA – Federazione Italiana Disturbi Alimentari

FIDA sta per Federazione Italiana Disturbi Alimentari. Nata nell’aprile del 2012, FIDA riunisce alcune associazioni senza scopo di lucro, già attive sul territorio nazionale, costituite da psicoterapeuti, medici, nutrizionisti e psichiatri con esperienza nell’ambito della ricerca, della prevenzione, della formazione e della cura dei disturbi alimentari. La rete associativa condivide l’approccio psicoanalitico applicato al trattamento clinico di queste patologie, e si è consolidata attorno all’obiettivo di perfezionare e diffondere il modello multidisciplinare integrato di cura. La Federazione promuove inoltre progetti e ricerche utili a sviluppare, presso la società civile e le istituzioni, una corretta informazione per la prevenzione e cura dei DCA. L’elenco dei Centri Fida nelle varie città si trova a questa pagina del sito madre: www.fidadisturbialimentari.com.

Articolo pubblicato su La rete delle reti femminili