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Genitori o cuochi? L’importanza di condividere il pasto con i bambini

Mangiare insieme è diverso da nutrire: entrano in gioco i gesti e le parole, non solo il cibo. Stare a tavola con i piccoli fin dai primi pasti è importante, anche per accompagnarli verso l’autonomia. Di Alessia Marcassa, Psicologa
NIDI cucina vintage mamma

Molto spesso i genitori pensano che sia meglio rispettare gli orari dei pasti prestabiliti piuttosto che spostarli anche di poco per riuscire a mangiare con i propri figli. Soprattutto quando si tratta di bambini piccoli, capita che si dia più importanza a proporre il cibo sempre negli stessi orari rispetto al tentare di mangiare insieme, condividendo quel momento non come un rito quotidiano ma come un appuntamento in cui ci si riunisce e ci si ritrova. Anche se i bambini sono neonati e il pasto comporta una preparazione diversificata rispetto agli adulti, è buona abitudine consumarlo insieme. Questo consentirà al genitore di non sentirsi solamente “cuoco” che fa da mangiare e propone il cibo: potrà concedersi un momento di condivisione e di pausa dalla giornata. I genitori molte volte vivono il momento dei pasti in modo frettoloso a causa dell’organizzazione familiare: o per la presenza di altri figli a cui bisogna preparare qualcosa di diverso, o per sottostare a orari prestabiliti. I pasti, invece, dovrebbero essere vissuti sia dai bambini che dalle figure genitoriali con meno fretta possibile.

Nutrire con il cibo ma anche con parole e gesti 

Mangiare insieme non deve diventare un impegno fra i tanti altri della giornata, ma un desiderio di nutrire non solo con cibo ma anche con parole e gesti il proprio bimbo. Prendersi del tempo durante i pasti aiuterà anche il bambino a diventare più autonomo senza troppa difficoltà, perché non avverrà in maniera repentina e frettolosa ma lenta e graduale. Le acquisizioni migliori e quelle che durano nel tempo sono apprese con una comprensione graduale e con prove continue. In quest’ottica gli sbagli non vengono percepiti con rammarico da parte dei genitori ma come un procedere per tentativi. Questo sentimento aiuterà il bambino a capire che potrà incontrare una comprensione per gli sbagli senza sentirsi inadeguato. Molti bambini sono nervosi durante i pasti e questo stato d’animo spesso è dovuto al fatto che percepiscono di deludere le aspettative dei genitori per non riuscire a fare una determinata cosa oppure perché vogliono mantenere una dipendenza verso di loro. Diventare autonomi, infatti, comporterebbe avere la figura adulta più lontana e meno presente. Consumare il pasto non solo con il cibo ma anche con parole e gesti farà comprendere al bambino che può imparare a mangiare da solo, condividendo altro con le figure che mangiano con lui. Molto spesso le acquisizioni rappresentano una difficoltà proprio per questo motivo: “se io imparo una certa cosa, la mamma o papà non mi starà più vicino come prima perché gli farò capire che non ho più bisogno”. Ogni azione deve essere accompagnata da parole che danno un senso di protezione e vicinanza anche se non si condivide un gesto concreto.

Diventare autonomi è una conquista 

Mangiare insieme comporterà inoltre una sempre maggiore consapevolezza nel bambino di come sia un momento di condivisione e non di immissione di cibo e questo lo aiuterà a voler provare lui stesso a imparare certi automatismi. Alcuni bambini imboccati per un lungo periodo hanno difficoltà ad autonomizzarsi in quanto abituati ad avere sempre il genitore disponibile e a non fare nessuno sforzo. Se condividono quei momenti senza percepirsi come degli “imbuti da riempire” ma sentendosi solo ancora inesperti a portarsi il cibo alla bocca o a bere da soli con il bicchiere, potranno avere voglia di imparare proprio perché hanno accanto un adulto che ha il tempo di insegnare.
Molti bambini acquisiscono certe competenze, soprattutto dal punto di vista alimentare, quando entrano al nido o alla scuola materna. Il motivo è che il confronto con gli altri è uno stimolo a poter imparare cose nuove e diverse. Questi stimoli è bene che provengano in primis dalla famiglia, in questo modo non si farà vivere loro sentimenti di inferiorità rispetto ai compagni coetanei.
Diventare capaci di bere o di portarsi il cibo alla bocca diventa un’importante fonte di sicurezza che li aiuterà a percepire i loro bisogni e necessità senza dover attendere che provengano dall’adulto. Percepire i propri bisogni porterà un confronto con gli adulti che potranno spiegare i giusti tempi in cui si può mangiare. Spesso è bene far comprendere loro che il desiderio può essere ascoltato nell’immediato rispetto a quando è un bene accettare l’attesa e la frustrazione che questo comporta.
Più i bambini acquisiscono capacità, più sarà possibile ai genitori comprendere come “usano” il cibo in base alle situazioni che vivono o alle emozioni che provano.

Gli autori ricordano che in questo blog sono dati consigli generali; per una consulenza personalizzata è sempre opportuno rivolgersi direttamente ad uno specialista.

Alessia Marcassa, Psicologa, Centro CPF – FIDA Torino