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La dipendenza da cibo

“La dipendenza da cibo”,  Articolo della Dott.ssa Ciccolini 

Quando si parla di patologie da dipendenza spesso facciamo riferimento alle droghe, all’alcool, al gioco d’azzardo, allo shopping, al sesso, ad internet e, con difficoltà, riconosciamo l’esistenza di una forma di DIPENDENZA DA CIBO.
In qualche modo siamo tutti dipendenti dal cibo senza il quale smetteremmo di vivere. Esistono, però, dei modi di assunzione che deviano dal compito principale della nutrizione.
Il cibo, in alcuni soggetti, determina una dipendenza, cioè la tendenza a ripeterne l’utilizzo e a non poterne fare a meno.
I dati scientifici, sia dal punto di vista comportamentale che neurobiologico, supportano la tesi che il cibo possa indurre nelle persone una condizione simile alle altre dipendenze. Le caratteristiche che connotano alcuni tipi di comportamento alimentare ricalcano infatti quelle tipiche di chi abusa di altre sostanze.
Se inizialmente le motivazioni che spingono un soggetto ad utilizzare il cibo sono legate a situazioni d’angoscia, difficoltà nella gestione dei conflitti e mancanze affettive, con il tempo si instaura una vera e propria dipendenza da cibo e, una volta che si è instaurata, i motivi che l’hanno causata sembrano diventare sempre più evanescenti.
Questo ci spiega perché la ricerca compulsiva verso la sostanza cibo, la spinta irrefrenabile a divorare tutto, non sono legate alla mancanza di buona volontà e autocontrollo, ma all’instaurarsi di una dipendenza che ha la funzione di staccare la persona dal mondo reale per farla entrare in un mondo in cui il cibo diventa il protagonista.
Alcuni autori hanno definito le patologie alimentari come “tossicomania senza droga” in quanto il desiderio e il piacere sono legati in modo assoluto all’oggetto cibo che offre alle persone una soluzione all’incapacità di affrontare stati emotivi ingestibili o a situazioni identitarie fragili.
Potremmo definire questi soggetti come “drogati di cibo” in cui quest’ultimo diventa un sostegno psichico a sensazioni dolorose o a stati emotivi che non riescono ad essere sentiti e funziona da antagonista all’angoscia e alla depressione.
Le persone che sviluppano una dipendenza da cibo, maturano una preoccupazione incessante verso di esso, arrivando a pensare costantemente a quando, come e dove mangeranno o non mangeranno.
La vita di questi soggetti è scandita da una sorta di rituale sempre uguale a sé stesso, attraversati da una spinta interna che li induce a compiere un determinato atto e consapevoli di non riuscire a resistere a tale impulso.
Questa dinamica è carica di tensione interna che si allevia solo quando viene raggiunto l’appagamento.
La conclusione è quasi sempre caratterizzata da sentimenti depressivi dovuti alla consapevolezza di aver perso ancora una volta il controllo, da vergogna, sensi di colpa e svalutazione di sé.
La dipendenza da cibo è un mezzo, una soluzione alla sofferenza, che riduce il conflitto mentale e il dolore emotivo. Dipendere da un oggetto inanimato evita le difficoltà della relazione con l’altro dando la possibilità di avere un oggetto sempre a propria disposizione per soddisfarsi da soli, negando il bisogno degli altri.
La persona diventa schiava di un’unica soluzione sempre uguale da utilizzare in qualunque situazione nello sforzo di fronteggiare la sofferenza, l’ansia, le emozioni negative ecc..
Il soggetto con dipendenza da cibo non ha lo scopo di nuocere a sé stesso, ma effettua un atto che ha in sé l’illusione di fare qualcosa per affrontare e alleviare le difficoltà della vita quotidiana.
Potremmo, quindi, dire che la sostanza cibo è uno strumento per la sopravvivenza psichica e anche se altamente patologica rappresenta una forma di auto-cura.
Quando si è instaurata una dipendenza da cibo spesso i motivi che l’hanno scatenata finiscono sullo sfondo e la lotta si focalizza sul cercare con ogni mezzo di contrastare la dipendenza che, se da un lato crea un forte disagio a chi ne soffre, dall’altro sembra essere fondamentale per la propria sopravvivenza.
Le patologie alimentari sono un sintomo, un segnale di un malessere profondo, che evidenziano la difficoltà di queste persone a trovare un linguaggio adatto ad esprimere e gestire le proprie esperienze emotive.
Questo sintomo nel tempo diventa una dipendenza che tende a coprire tutto e a fare dimenticare l’ angoscia, il dolore e la sofferenza che hanno determinato l’ uso e l’ abuso del cibo.

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