BULIMIA: UN DOLORE CHE NON SI VEDE
L’anoressia, come l’obesità, si inscrive nel registro dell’evidenza, in quanto sono patologie che mettono in mostra corpi sofferenti.
Diversamente accade nella bulimia, dove il dolore non si vede.
Spesso le persone bulimiche mostrano un corpo curato e ben vestito, appaiono come persone iper efficienti, socialmente inserite e che ottengono buoni risultati sia scolastici che lavorativi, senza far trasparire alcun segno di sofferenza, ma vivendo con disperazione la difficoltà nel non riuscire a prendere contatto con le proprie emozioni.
Sono ragazze che fin da piccole hanno avuto la tendenza a sintonizzarsi sulle richieste esterne, ad essere sempre adeguate alle aspettative genitoriali e in adolescenza non riescono a comprendere i propri bisogni, arrivando spesso a negarli.
Se l’immagine all’esterno è di adeguatezza, la loro sofferenza si esprime, invece, in un rituale segreto di abbuffate solitarie e di condotte compensatorie fatte all’insaputa di tutti.
La difficoltà a comprendere il proprio mondo interiore fa sentire un vuoto che viene percepito nel corpo e il cibo sembra essere l’unico modo per colmarlo
I sentimenti negativi, come rabbia ed aggressività, vengono respinti e negati, non possono essere espressi né sentiti, poichè andrebbero ad incrinare l’immagine che la ragazza si è costruita.
Le persone che soffrono di bulimia vivono un dramma solitario, straziante, pieno di sensi di fallimento, di rabbia, di svalutazione, chiuse in un circuito ripetitivo sempre uguale di vuoto, pieno, vuoto.
Spesso riportano di non sentirsi autentiche, come un bluff, che non può essere rivelato e che rende loro impossibile chiedere aiuto.