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CYBERBULLISMO: un pericolo solo virtuale?

Il confine tra un comportamento scherzoso ed uno percepito come offensivo non è sempre così netto.

Il cyberbullismo nasce su Internet, nel momento in cui un individuo si sente importunato, molestato o offeso. Viene messo in atto mediante l’uso dei media digitali e consiste nell’invio ripetuto di messaggi offensivi tramite sms, chat o Social Network, perseguitando una persona per un lungo periodo di tempo.

Raramente i giovani si rendono conto delle reali possibili conseguenze delle loro azioni nel momento in cui mettono in rete immagini od insulti mirati a danneggiare una persona.

 Il cyberbullismo è mobbing in Internet, infatti, per designarlo, si usano anche i termini cybermobbing e internet mobbing.

Gli autori, i cosiddetti «bulli» o il cosiddetto «branco», sono spesso persone conosciute a scuola, nel quartiere o in altri contesti frequentati dalla vittima.

A tal proposito il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, al Senato, ha presentato le “Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo”. Anche se apparentemente i due fenomeni sembrano equiparabili, in realtà hanno caratteristiche molto diverse:

Il bullismo solitamente si verifica in ambito più circoscritto (generalmente a scuola), con persone conosciute, con le quali la vittima interagisce faccia a faccia. In questi casi, inoltre, sono spesso presenti spettatori, ma in numero limitato.
Il cyberbullismo invece avviene in maniera anonima, la rete e lo schermo di un pc o di un cellulare garantiscono il giusto distacco emotivo dalla vittima e riduce il senso di colpa, con una possibilità di diffusione massima, in cui il numero di spettatori aumenta in modo esponenziale in brevissimo tempo. I cyberbulli hanno solitamente una età compresa tra i 10 e i 16 anni, quasi sempre hanno un carattere impulsivo e difficilmente riescono a tollerare le frustrazioni, tendendo a sottovalutare la gravità delle azioni commesse.

Le vittime sono bambini e ragazzi con una bassa autostima, particolarmente timidi o fragili e spesso derisi per il loro aspetto fisico. Le conseguenze psicologiche e psicosomatiche che il bullismo informatico ha sulle vittime sono molto gravi: dalla perdita di capelli ad attacchi di panico, da disturbi alimentari fino a pensieri suicidi.
La vergogna che questi ragazzi provano li porta spesso a nascondere quello che accade, rendendo il cyberbullismo un fenomeno sommerso. Una maggiore attenzione a queste problematiche da parte degli insegnanti e dei genitori sarebbe non solo auspicabile ma necessaria. Bisognerebbe aumentare il controllo nei momenti meno strutturati (ricreazione, cambio dell’ora, tempo libero…), diffondere consapevolezza, aggiornare anche le proprie competenze tecnologiche, informarsi ed informare le famiglie delle vittime e dei carnefici.

I giovani possono prevenire comportamenti di cyberbullismo trattando i dati sui propri profili online in modo attento, ad esempio evitando di postare dati sensibili (come il proprio numero di cellulare o indirizzo) o foto imbarazzanti o troppo “osè”.

Chi si trova ad essere vittima di cyberbullismo dovrebbe rivolgersi, senza vergogna, ad un adulto di fiducia (genitore, psicologo scolastico, insegnante…) che possa aiutarlo a non lasciarsi sopraffare dalla paura e dalle difficoltà che questi atteggiamenti persecutori vogliono provocare.

Il bullismo, in qualsiasi forma si esprima, va considerato per quello che in fin dei conti è: una manifestazione da parte dei ragazzi di profonda insicurezza e di profondo disagio.

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