Una “nuova” dipendenza: il gioco d’azzardo patologico
Negli ultimi anni l’interesse sempre maggiore alle dipendenza ha portato a sempre più specifiche ricerche e riflessioni in proposito, tanto che sembrano esser nate delle nuove dipendenze. In realtà forse esistevano già in precedenza, ma venivano definite con altro nome. Alcune, ad esempio facevano parte dei disturbi da discontrollo (DSM IV). La dipendenza patologica, secondo l’OMS, è una condizione psichica e/o fisica, derivante dall’interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica, caratterizzata da risposte comportamentali e altre reazioni che comprendono il bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo continuativo o periodico, per provare i suoi effetti psichici e/o evitare il malessere alla sua privazione. Tutte le dipendenze patologiche sono accomunate da: compulsività, craving (sensazione crescente di tensione che precede immediatamente l’inizio del comportamento), piacere e sollievo durante la messa in atto del comportamento, percezione di perdita di controllo, persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative, tolleranza, astinenza. È ormai noto che oggetto di dipendenza possono essere anche comportamenti, anziché sostanze, (sesso, acquisti, cibo, gioco ecc.). Una delle più recenti patologie entrate a far parte della categoria delle dipendenze è il gioco d’azzardo patologico (GAP). Il 54% della popolazione italiana sarebbe giocatore d’azzardo: la stima dei giocatori d’azzardo problematici varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale, quella dei giocatori d’azzardo patologici dallo 0,5% al 2,2%. Generalmente sono maschi, tra i 35 e i 50 anni che lavorano. Le femmine iniziano a giocare più tardi, sviluppano la dipendenza più precocemente ma più facilmente e in tempi più ristretti chiedono aiuto. Il 47% dei giovani tra i 15 e i 19 anni utilizza più volte al mese slot-machine e giochi online e il 19% lo fa in modo compulsivo. In Italia la spesa pro-capite annuale, tra i maggiorenni, per il gioco d’azzardo, si aggira sui 1800 Euro. Il gioco d’azzardo è un’attività ludica costituita da tre caratteristiche fondamentali: obiettivo (vincita di un premio), rischio (puntata di soldi), fortuna (non è richiesta alcuna abilità del giocatore). Rimane un’attività ludica finché non insorgono le caratteristiche tipiche della “dipendenza patologica”: tolleranza (bisogno di giocare sempre di più per ottenere lo stesso livello di eccitamento), astinenza (nervosismo, ansia, tremori se si tenta di smettere), perdita di controllo (presunta capacità di poter smettere, senza riuscirci nella realtà), craving (desiderio incoercibile di giocare, pensiero intrusivo, ossessivo e fobico che connota ogni addiction). Il GAP è un comportamento persistente e ricorrente, in cui il bisogno di giocare è incontrollabile (DSM IV-R). Caratteristiche, queste, tipiche di altri disturbi da dipendenza, con la differenza che cambia l’oggetto da cui si dipende. Attualmente siamo invasi da proposte di gioco, più o meno consapevolmente, le stesse lotterie, i gratta e vinci, le scommesse… e ognuno di noi si è almeno una volta affidato alla sorte, con la speranza di ricavarne qualcosa. Ma quand’è che tutto questo si trasforma in dipendenza? Cosa distingue un GAP da un giocatore saltuario? Un giocatore d’azzardo patologico è totalmente assorbito dal gioco, ha bisogno di giocare con una sempre maggiore quantità di soldi, non riesce a controllarsi, a fermarsi, a ridurre l’attitudine al gioco. Gioca per sopperire alla depressione che segue all’interruzione del gioco. Anche dopo aver perso al gioco, ritorna a giocare, mente, tende a minimizzare le perdite, è capace di compiere azioni illegali per finanziarle, è alla continua ricerca di soldi, mette tutto in secondo piano, rinunciando alle propria responsabilità quotidiana in ogni area della sua vita, non provando più piacere a svolgere le comuni attività. Sarebbe utile che tale giocatore si rivolgesse ad un professionista esperto dei disturbi da dipendenza al fine di ritrovare il senso della propria quotidianità, privata del desiderio martellante di giocare, del pensiero di un’aspirata rivincita, e di quello della vincita tanto attesa, e meritata…
Dott.ssa Francesca Donati