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Il corpo femminile – Dott.ssa Eva Bocchiola

La Psicoanalisi, più di altre teorie psicologiche, spiega alcuni fenomeni somatici in termini di eventi psichici e suggerisce che il corpo femminile è un corpo parlante.

Ci sembra di poter afferrare questo concetto, i suoi rimandi all’isteria e al godimento femminile sono immediati, ma allo stesso tempo ne percepiamo l’enigma, di quale corpo stiamo parlando? E che fare di questo corpo che talvolta ci ingombra e diventa problematico? E perchè proprio il corpo femminile può aiutarci a capire qualcosa di più?

Già agli inizi del 1900 Freud sottolinea che l’inconscio ha effetti sul corpo, con grande intuizione, teorizza che il sintomo isterico simbolizza attraverso il corpo il ritorno di un affetto sofferente, vissuto in modo intenso senza la possibilità di una elaborazione mentale, di una rappresentazione. Quando parla di corpo però Freud non si riferisce all’organismo, a ciò che ci ritroviamo alla nascita, si preoccupa molto chiaramente di distinguere il corpo sia dall’organismo biologico sia dal soggetto.

Anche Lacan all’inizio ci dice qualcosa del corpo, in particolare che è il linguaggio che produce un effetto di divisione, che introduce una separazione tra il soggetto e il corpo. Ci spiega appunto che non si nasce con un corpo ma che è solo grazie all’intervento del linguaggio che gli dà un posto nell’immaginario che il corpo può costituirsi.

Con il concetto di Stadio dello specchio mostra che il bambino, per arrivare a concepirsi con un corpo completo e unificato, ha bisogno della madre (o di chi lo accudisce), gli è necessario un altro perché solo attraverso l’identificazione con l’immagine dell’altro il soggetto può acquisire l’immagine del proprio corpo.

Nonostante questo però, condizione per l’identificazione immaginaria è l’accesso del soggetto al registro simbolico attraverso la struttura del linguaggio. La costituzione dell’immagine corporea è un effetto che viene dal simbolico è un effetto della parola.

Vera è una mamma dallo sguardo vivace, negli ultimi tempi ha preso qualche chilo e al nostro primo incontro esplode: «sono ad un punto in cui se vado avanti così mi perdo! devo trovare il modo di fermarmi… ieri sera stavo tornando a casa per cena con le bambine ma prima mi sono fermata per strada a mangiare qualcosa. Mangio anche se non ho fameVera non ritrova più la donna che era prima, che le piaceva, si vergogna al punto da togliere tutti gli specchi di casa e si è decisa a cercare aiuto quando ha notato che anche le bambine stavano ingrassando.

Il problema di Vera non è di natura medica, ha preso qualche chilo ma non ha problemi organici, si sa che l’introduzione di qualche modesto cambiamento nelle sue abitudini quotidiane potrebbe risolverebbe la questione in qualche mese… Il problema però è altrove perché è la percezione del suo corpo ad essere cambiata, non è più quella di prima.

Dalle prime parole emerge che la Vera di “prima” era sposata con un uomo che amava, non aveva problemi economici ed era iscritta all’Università, interrotta poi “temporaneamente” alla nascita delle figlie.

In pochi anni si è ritrovata sola con le bambine, tante responsabilità e un futuro opaco, il lavoro è saltuario e con l’ex marito è in lotta, non vorrebbe più averci a che fare ma dal suo assegno mensile dipende per andare avanti.

In pochi incontri la sua domanda comincia a modificarsi, parlando dell’orrore per quel corpo in cui non si riconosce arriva a formulare una questione più precisa su ciò che l’affligge, riuscirò ancora a sentirmi donna (oltre la madre)?

Questo passaggio le permette di mettere a fuoco il malessere che sta vivendo, e di chiedere aiuto perchè si sente sola, in balia delle difficoltà economiche, schiacciata dalle responsabilità materne e da un senso generale di impotenza.

Il corpo ha parlato per primo. Vera mettendo in parole l’immagine del proprio corpo ha potuto cominciare ad aprire la sua personale questione sulla femminilità.

 

Dott.ssa Eva Bocchiola

FIDA Milano – Associazione Kliné