Skip to main content

Anoressia atletica

L’attività sportiva in alcune persone, in particolare gli atleti, non è finalizzata al mantenimento del benessere, ma assorbe totalmente la loro vita. Questi soggetti sono ossessionati dall’ottenimento di performance sempre migliori e rivolgono al proprio corpo un’attenzione estrema cercando di renderlo efficiente come una macchina. Il disturbo del comportamento alimentare il più delle volte va nella direzione di una spinta al dimagrimento per ridurre la quantità di grassi nella massa corporea al fine di ottenere migliori risultati nello sport.

Tra le atlete si può presentare il sintomo dell’amenorrea che, in genere, tende a essere sottovalutato perché attribuito allo “stress da competizione”. All’amenorrea si accompagna, nel tempo, l’osteoporosi che può determinare spesso fratture ossee improvvise, attribuite, erroneamente, a eccesso di allenamento.

Dal punto di vista fenomenologico l’anoressia nervosa e l’anoressia atletica vanno tenute distinte. Nella prima tende a prevalere un disturbo dell’immagine corporea per cui i soggetti, con digiuni, vomito o altre pratiche eliminatorie, mirano al raggiungimento dell’ideale rappresentato dal corpo magro. Nell’anoressia atletica, invece, la riduzione della massa corporea e (o) la perdita di massa grassa hanno come fine principale il miglioramento della propria performance.

Anche nel caso dell’anoressia atletica è fondamentale per il soggetto, il ruolo svolto da un ideale a cui doversi conformare: essere “il migliore” nel proprio sport. Per questo si manifesta un’estrema compiacenza alle richieste degli altri, (quelle dell’allenatore ma anche dell’ambiente familiare e sociale), che lo spingono a migliorare continuamente la propria prestazione percepita come strumento attraverso il quale assicurarsi l’amore e il riconoscimento dell’altro.