PAROLE CHIAVE: RISPETTO, UMANITA’, DOLORE
Delle volte vengo misteriosamente chiamata ad immergermi nel mondo nipponico evocato dalle parole di Banana.
Come se avessi bisogno di una boccata di aria nuova, completamente al di fuori di tutto quello che ho assorbito, sentito, ricevuto nella mia storia.
In due parole , rispetto e delicatezza.
Il protagonista, per esempio, nel momento in cui soffre terribilmente per la morte del nonno viene “miracolosamente” ( almeno per me!!!) lasciato libero da consigli, giudizi, parole, “dovresti”, preoccupazioni, diagnosi di patologie, dal resto del mondo.
Hiroshi è davvero ( e sorprendentemente) libero di poter conoscere, attraversare, maledire, piangere, vomitare il suo dolore come vuole e come può.
Manaka, la sua compagna di giochi divenuta successivamente moglie all’età di 18 anni, alterna la sua presenza e assenza con delicatezza e misura.
Riflette, si interroga sul modo diverso con cui lei avrebbe affrontato il dolore : ma non si limita a tollerare la reazione di Hiroshi.
La riconosce semplicemente senza sentire la necessità di inquadrarla in qualcosa di sano/malato o giusto/sbagliato ed eventualmente da cambiare/correggere.
E’ solo il rispetto situato alla base del tenero amore dei protagonisti , infatti, che permetterà loro di attraversare la verità sulla setta religiosa a cui appartengono i genitori del ragazzo.
Ed esistere, con la loro innocenza, ACCANTO alle manifestazioni più turpi dell’animo umano.
Giulia T.